Aggiorna le dicerie. Questa adesso suona così: una faccia, due razze.Italia-Spagna vale l’Europa e qualcosa di più: un derby pallonaro e sociale. Perché sono anni che incrociamo il loro calcio e la loro società: uguali e diversi. Ci sentiamo fratelli in perenne bilico tra l’affetto e il dispetto. Noi li ammiriamo e vogliamo batterli, loro ci ammirano e ci vogliono battere. Questa è una sfida di talenti sovrapponibili: a noi Pirlo, a loro Xavi; a loro Casillas, a noi Buffon; a noi Prandelli, a loro Del Bosque. Uno contro uno, cioè tutti contro tutti. Non è più uno scontro tra idee differenti, come con la Germania. La Spagna del calcio è un parente scomodo, uno che ti ha succhiato i segreti e li ha usati per fregarti. Hanno le due squadre più forti del mondo, diventate così copiando l’Italia.
Noi i maestri, loro gli allievi geniali. Siamo lì, ora. Di nuovo. Dicono sia una sfida tra modelli. Già, i modelli. Il loro è quello del Barcellona senza Messi. Xavi, Iniesta, Busquets, Pedro, Puyol, Piquè, Fabregas. Un blocco monolitico eppure sfaccettato che s’è preso 13 trofei in tre anni con i club e con la nazionale è campione d’Europa e del mondo insieme. Tutti a studiare il Barça e quindi la Spagna.Che cos’è?È futuro, soldi, marketing, strategia, pianificazione.È sostanzialmente l’opposto di quello che raccontano: perché ci hanno detto della diversità, dell’alternativa umana al disumano mercato pallonaro, dell’ultimo brandello di artigianalità in un mondo da calciatori in batteria.
Ci hanno raccontato lo spicchio di verità che funziona perché rende diversi, opposti, democratici, liberali. Perché la Spagna è la costruzione geniale dell’estremismo modernista mascherato da neoumanesimo culturale e sportivo. È un disegno, una creazione, un’architettura. Non c’è nulla di casuale, né di spontaneo: fa tutto parte di un progetto. Nel campionato spagnolo funziona. È il grande gioco che divide Barcellona da Madrid. I primi sono i buoni, quello della cantera, del calcio creato nei settori giovanili. I secondo sono i cattivi, i milionari viziati e mercenari.
La verità è che tra Barça e Real la differenza è il sistema, si parte da punti distinti per arrivare allo stesso obiettivo: vincere e guadagnare, creare business, far circolare soldi e popolarità. Perché il Barcellona questo fa: non ha scopi umanitari, né solidali, fabbrica campioni da usare come mezzo per macinare milioni o facendoli giocare nelle sue squadre oppure vendendoli a chi offre di più. Il resto è un abito costruito abilmente da un mondo che flirta con il modello Barça perché è meno sfacciato di quello degli altri club, perché permette di realizzare sogni, perché garantisce la bellezza del gioco oltre allo spettacolo, perché i suoi strateghi hanno capito che conservando una parvenza di umanità avrebbero ottenuto un risultato migliore. In nazionale il film è uguale: la Spagna è il Barcellona, il Real è l’Italia.
Noi siamo quelli che hanno esportato il modello del pallonebusiness. Siamo accusati di esserequelli che hanno i giocatori meno affezionati alla maglia, ci autoflagelliamo dicendo che abbiamo abbandonato i nostri giovani. Poi arriva l’Europeo e cambia qualcosa. Forse più di qualcosa. La Spagna non è più così perfetta. Non è più così figa. E noi non siamo così male. Ci scopriamo più artigiani veri dei presunti artigiani spagnoli. Più autentici, più imprevedibili. Loro sono più forti, noi siamo più intriganti. È un derby, il nostro derby. Abbiamo scoperto che il nostro calcio con le pezze compete con quello dei padroni del campo in Europa e nel mondo.
Oggi sappiamo pure che i loro acquisti milionari, quelli che fanno innamorare i ragazzini di tutto il pianeta li hanno fatti anche con i nostri soldi. Salviamo le loro banche che salveranno il loro calcio più in bancarotta del nostro. Fratelli, allora. Una razza, due facce. Italia-Spagna. Il meglio che c’è.
Uno contro uno e tutti contro tutti. È una specie di partita in famiglia: ieri, oggi e domani. Una cena di Natale dove a un certo punto qualcuno racconta la storia migliore. Oggi noi vogliamo che la nostra sia semplicemente stupenda.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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