I racconti di Un giorno come un altro, usciti su varie riviste negli Stati Uniti fra il 1943 e il 1968 e pubblicati per la volta in italiano ora da Adelphi, offrono una Shirley Jackson quasi «natalizia»: non la versione più dura e sconvolgente dell'autrice della Lotteria o dell'altrettanto terrificante L'incubo di Hill House, bensì quella più umoristica e straniante di La luna di miele di Mrs. Smith, per esempio, altra raccolta di racconti proposta da Adelphi (2020) nell'ambito dell'edizione delle opere della scrittrice americana. Insomma, una Shirley Jackson adatta quasi a tutte le fasce di età, che addirittura ci offre una dimensione intima, famigliare e ci fa entrare fra le mura di certe case dell'America che non c'è più: tanto che ci sembra di respirare un po' il clima della sua, di casa, dove ha cresciuto quattro figli che hanno sempre visto quella madre come una figura eccezionale, impegnata ogni giorno a ticchettare sulla sua macchina per scrivere, circondata da amicizie celebri e intellettualmente stimolanti, anche se a volte poteva diventare incomprensibile, quando era chiusa nella depressione o nella follia.
E in effetti, fra queste stesse famiglie e persone apparentemente protagoniste di una commedia leggera, una sit-com di quelle in cui la cosa peggiore che possa succedere è che lui finga di dimenticarsi il compleanno di lei per farle poi una gigantesca sorpresa proprio all'ultimo, non si percepisce mai un'aria di vera tranquillità. Magari si tocca perfino la felicità, a sprazzi: come in La moneta dei desideri, dove tutto pare andare per il verso giusto e le bambine sono sagge come monaci buddisti, o come in Magia di famiglia, dove c'è una specie di Mary Poppins che trasforma le magagne quotidiane in trionfi di creatività... Il senso della serenità che pervade un'esistenza limpida, appagata, però, quello non c'è mai: anche dietro i quadretti più idilliaci e perfetti, anche dietro le figure più bizzarre e amabili, rimane l'ombra insistente di un dubbio, forse anche di un mistero. Rimane Shirley Jackson, che ci turba con quel suo sguardo da chirurgo dietro gli occhialetti tondi e con quel suo sorrisetto enigmatico che, dell'umanità, pare dire di avere capito troppo, e troppo presto (è morta a 48 anni, nel 1965, lasciando casse piene di storie).
Esemplari, in questo senso, la brillante protagonista di Un'anziana signora in ristrettezze o la spiazzante Nonna di Whistler: donne che nascondono risorse e cattiveria. Per sopravvivere si può ricorrere alla furbizia (come il cieco e la moglie di Offre la casa), all'egoismo di sentirsi buoni (come l'ineffabile Mrs Hope), oppure... a certi escamotage sorprendenti, come accade nel racconto che dà il titolo al libro, Un giorno come un altro, con le noccioline.
Mr Johnson è un uomo che, girando per New York per l'intera giornata, non fa altro che compiere del bene, apparentemente senza alcun tornaconto ma, pagina dopo pagina, la curiosità diventa sempre più forte: è davvero così? Mr Johnson è la persona più amabile della città e, forse, del pianeta? O Shirley Jackson ci sta di nuovo nascondendo qualcosa, per raccontarci ancora una volta che siamo quello che siamo, irrisolti, ambigui, imperfetti e, purtroppo, talvolta peggiori proprio quando sembriamo avere intenzioni eccellenti? La risposta ci fa sorridere, come tante di queste storie, ma è un sorriso alla Shirley Jackson, non è quello placido del Dalai Lama...
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