James Mangold spreca il ritorno di Indiana

Più che uno sguardo in avanti, questo nuovo capitolo della saga con protagonista Indiana Jones sembra un omaggio al passato

James Mangold spreca il ritorno di Indiana
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Più che uno sguardo in avanti, questo nuovo capitolo della saga con protagonista Indiana Jones sembra un omaggio al passato. Un film «vecchio» come impostazione che, certo, diverte in alcune (non molte) situazioni, ma non aspettatevi lo stesso sapore avventuroso dei primi episodi con Indy. Difficile, quindi, che si vada oltre questo quinto capitolo che sembra un «farewell», un congedarsi, cioè, definitivo dal suo protagonista Harrison Ford, nonostante qui, all'inizio del film, appaia addirittura ringiovanito (davvero impressionante) grazie alla computer grafica. L'impressione è che questo sia un film pensato per i vecchi fan, ma che non fa nulla per invogliare le nuove generazioni ad innamorarsi e riscoprire il fascino di Indy. Manca di tono, di energia, di ritmo e, se volete, anche un po' di magia. Il povero Ford non è circondato da personaggi interessanti, per non dire plausibili, scritti con l'accetta e dalla durata inutilmente eccessiva. Si vede che in regia non c'è la mano di Steven Spielberg, ma quella poco creativa, da compitino, di James Mangold.

La trama? Siamo nel 1944 e Indiana Jones è alla ricerca della lancia di Longino, quella che trafisse Gesù sulla croce. Capita così su un treno di nazisti dove salva l'amico Basil (Toby Jones) e mette le mani su una parte della macchina di Antikythera, inventata da Archimede per aprire varchi nel tempo. Il suo nemico, il fisico nazista Jürgen Voller (Mads Mikkelsen alle prese con un personaggio stereotipato), nel 1969, è ancora alla ricerca del manufatto, che fa gola anche a Helena (l'inconsistente Phoebe Waller-Bridge), figlia di Basil e figlioccia di Indy. Iniziano inseguimenti, catture, soluzioni in pochi secondi di enigmi millenari, viaggi nel tempo. Insomma, di tutto e di più, in un risotto che finisce, troppe volte, per attaccarsi alla pentola.

C'è anche Antonio Banderas, sprecato come non mai, che rappresenta la summa di quel che poteva essere questo film. Titolo che guarda troppo indietro, al passato, ma che ha il pregio di far fare bella figura all'incolpevole ragazzino ottantenne, Harrison Ford.

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