Mancano due anni al primo mezzo secolo di vita di Johnny Depp, l'attore che nell'immaginario collettivo di molte donne, rappresenta l'icona dell'uomo più bello del mondo. O quanto meno del più intrigante. Merito forse di una carriera artistica che lo ha portato a recitare nei ruoli più diversi per registi dall'estrazione, formazione, cultura tra loro assai poco assimilabili. E così il Jack Sparrow che ha attraversato quattro episodi dei «Pirati dei Caraibi» («La maledizione della prima luna», «La maledizione del forziere fantasma», «Ai confini del mondo», «Oltre i confini del mare») si è trasformato in «Edward mani di forbice», in «Sweeney Todd», nel cappellaio matto di «Alice in Wonderland», in Willi Wonka nella «Fabbrica del cioccolato» tutti di Tim Burton, in un soldato americano per Oliver Stone in «Platoon», nel turista americano che seduce Angelina Jolie in «The tourist», rivisitazione new age di uno 007 in chiave tempi moderni, nell'agente Sands di «C'era una volta in Messico» e nell'ispettore Abberline nella «Vera storia di Jack lo squartatore». Insomma, di tutto e di più. E si potrebbe continuare ancora.
Perché la vita in celluloide di Johnny Depp sembra essere un capitolo infinito. Dove ancora molto resta da scrivere. Quella che già si sa è la storia di un talento eccezionale. Ricco di fascino, non di mistero. Irruento al punto giusto come ogni divo di Hollywood richiede. Perché Depp nei pasticci si è trovato più di una volta. In un paio di occasioni è stato perfino arrestato. Colpa di un'aggressività che viene regolarmente suscitata dai paparazzi, schiatta a lui invisa. E le volte che ha messo le mani addosso a fotografi, ha finito sempre col pagarla a caro prezzo. O come in quell'ottobre del Novantatrè quando al Viper, di sua proprietà, River Phoenix concluse la sua vita, stroncato da un'overdose proprio appena fuori dal locale. Depp non c'entrò nulla con quella triste storia, pur essendo stato da sempre visceralmente legato a Phoenix, con il quale condivise l'esperienza della cocaina. Fino a quel 31 ottobre, quando la morte dell'amico gli fece comprendere di essere drasticamente sulla strada sbagliata. Johnny Depp, che al braccio porta sette cicatrici di ferite auto inferte, non ricadde mai più nell'uso di stupefacenti dei quali non volle più sapere. «Il mio corpo è un diario in un certo senso. Ogni periodo della vita viene inciso nella carne» ebbe a dichiarare. Ma quelle cicatrici non aumentarono mai più di numero. Con quella morte sbagliata, Depp non aveva colpe né responsabilità se non i rapporti con Jenco, co-proprietario del Viper che lo portò comunque a dover spiegare cosa accadde quella tragica sera. Sul Sunset boulevard che, per River Phoenix, divenne un drammatico nomen-omen.
E poi c'è il Depp che fa strage di cuori. Da Winona Ryder alla bizzarra Kate Moss, con la quale ebbe una storia travagliata. Da Lori Ann Allison che sposò a soli vent'anni per lasciarla a 22 e restare comunque amici. Dalle modelle Sherilyn Fenn, Juliette Lewis, Jennifer Grey alla donna davanti alla quale sembra essersi arreso davvero. Vanessa Paradis, la cantante francese di nove anni più giovane di lui, che ha scelto di stargli vicina e gli ha donato due figli (Lily Rose Melody e Jack John Christopher) ai quali Johnny Depp è visceralmente legato. Oggi i primi cinquant'anni - scarsi - di un «pirata romantico» sono diventati un libro intitolato «Johnny Depp» (Gremese, pp. 152, euro 12,90), opera di Angela Wilde che si occupa di cinema americano.
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