nostro inviato a Cesena
Se cercate lanti-Inter da incoronare, potete tranquillamente rivolgervi alla Roma, passata ieri sera dalla Romagna per preparare al cospetto della nuova Juve la prossima Supercoppa dItalia (tra otto giorni a San Siro). Spalletti, privato di Mancini, Perrotta, Pizarro, De Rossi (lunico che può recuperare) e Juan (ko durante il riscaldamento a Cesena), è in grado di allestire una squadra degna di nota, dirottando Panucci al centro della difesa e Vucinic sul binario di sinistra, mentre il piccolo July staziona nella scia di Totti ed è lunico a sembrare fuori dalle sue acque naturali. La partenza romanista è di quelle che riscaldano il cuore dei propri tifosi: non deve inventare granché, il copione è collaudato, Aquilani appare lezioso più del dovuto ma la palla gira che è una bellezza sul prato di Cesena e la Juve ne resta stregata. Stregata e superata in scioltezza due volte nel giro di 25 minuti (primo tempo) per via di uno scarabocchio di Almiron (Totti lancia Vucinic la cui frustata di destro inchioda Buffon) e di una disattenzione collettiva della difesa su calcio piazzato (Totti pitta una traiettoria sulla testa di Mexes rimasto senza controllo in area).
Se cercate lanti-Inter da battezzare subito, potete contare sulla Roma a condizione che anche Spalletti migliori la sorveglianza della propria area di rigore: Juan è ancora da vedere, Cicinho, in arrivo dal Real, può tappare una falla (Cassetti), ma forse dipende da De Rossi e Pizarro (ché Blasi e Aquilani ne devono fare di strada) la migliore tenuta difensiva della Roma raggiunta da due stoccate di Trezeguet nella seconda parte del tempo. Se cercate invece, e subito, come nel costume del calcio italiano, tracce consistenti di una nuova grande Juve dovete portare pazienza lasciando a Ranieri il tempo necessario per lapprendistato. I difetti della difesa bianconera (senza Zebina e Chiellini, con Birindelli fuori per infortunio a metà primo tempo), ingigantiti dai due squilli della Roma, appartengono alla categoria delle disattenzioni congenite di un reparto senza leader o regista. È vero, Cannavaro sarebbe il tocco decisivo e se in giro non cè di meglio, meglio risparmiare i soldi di casa Agnelli. Invece nuovi e importanti talenti crescono alla corte juventina: Nocerino per esempio, Molinaro a sinistra, mentre latita Almiron e Cristiano Zanetti, arrivato sullo 0-2, promuove il primo contropiede fulminante ed altre iniziative di un certo spessore.
Di sicuro la gente con la Juve nel cuore può contare sulla vecchia guardia che non ha perso stimoli né orgoglio. Nedved e Trezegol apparecchiano un paio di blitz con la collaborazione di Nocerino e Zanetti, ma è il francese a firmare le stilettate del 2-2: in area è ancora un castigaportieri. Scolpito il modulo (4-4-2- e non si torna più indietro), resta da scegliere il partner più affidabile e prezioso: Iaquinta si guadagna i titoli di coda con quel golletto a porta vuota, Del Piero, subentrato dalla panchina, è carta conosciuta come dimostra sul 4-2 avvitandosi, da solo, a centro area sul cross di Almiron. E a tempo scaduto Zalayeta fa cinquina.
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