La Juve forza sette ritrova anche Del Piero

Franco Ordine

nostro inviato a Torino

Fabio Capello e la sua Juventus salgono sul settebello e fanno ciao ciao alla concorrenza. Per la prima volta, grazie all’anticipo, passano otto punti davanti al Milan che stasera deve rispondere per le rime da Cagliari se non vuole abdicare prim’ancora dello scontro diretto di sabato 29 ottobre. A spingere Capello (non è ancora record, 8 gli squilli ai tempi del Milan Invincibile) verso il settimo successo consecutivo è un vecchio amico della Signora messo in discussione troppo in fretta per non provocare un soprassalto di orgoglio. Si tratta, naturalmente, di Alessandro Del Piero. Suo il punto decisivo. L’1 a 0, con questo Messina, basta e avanza. Anche perché i siciliani, nel frattempo, non riescono mai a interrompere l’inerzia della sfida mentre i primi della classe meritano il tutto grazie a una serie di altre combinazioni d’attacco effettuate nella ripresa. C’è poco da aggiungere.
Nel deserto dello stadio torinese basta Del Piero per riscaldare il cuore della Juve e far passare sotto silenzio lo sciopero del tifo bianconero (solita scena, striscioni contro il decreto Pisanu). C’è anche una rima baciata sui prezzi alle stelle praticati da queste parti: strano ma qui la mano. La sorpresa in casa Juve non è certo Del Piero sciolto e disinvolto, semmai è Mutu, presentato da Capello a sinistra dello schieramento di centrocampo dove manca all’appello Vieira (pubalgia) e Giannichedda prova a rimpiazzarlo con onore. Per far posto al romeno, Nedved si sposta sull’altro binario, a destra, e il trasferimento non appare molto gradito. Per trovare la zolla giusta, l’ex Pallone d’oro deve rientrare verso il centro: non combina granché.
La Juve offre l’impressione di giocare al gatto col topo. È in grado di passare quando vuole, basta dare gas al motore e chiamare Ibrahimovic ad accelerazioni e giocate adeguate. Eppure per schiodare il risultato, a metà frazione, deve commettere uno sfondone Zoro che perde palla e la regala a quel perfido di Del Piero. Impossibile rinunciare a un omaggio del genere: Alex, col piedino caldo, spinta, rientra sul centro, e col destro trova l’angolo lontano di Storari. A quel punto c’è solo da attendere il gol della sicurezza, oltre che il rientro in curva degli ultrà (avvenuto dopo l’intervallo). E infatti, senza farne una tragedia, la Juve s’impegna per mettere al sicuro il risultato. Provvedono alla bisogna sia Nedved (Storari risponde per le rime) che Ibrahimovic che ha il solito problema di mira da risolvere con quei piedoni capaci di ogni magìa ma anche di qualche nefandezza balistica. Persino Trezeguet, arrivato nel finale solo per concedere la passerella a Del Piero, centra il palo lontano a colpo ormai sicuro e dopo una triangolazione geometrica. In questa fase c’è da prender atto solo del fatto che Mutu non è ancora inserito nel metabolismo juventino e perciò Capello decide di toglierlo dalla scena quando s’avvicinano i titoli di coda. Meglio non rischiare e con Camoranesi allacciare le cinture.
C’è tempo e spazio anche per Chiellini, finalmente spedito in campo a guadagnarsi la prima presenza della stagione: dà il cambio a Nedved e si mette in trincea per dimostrare d’essere all’altezza del compito. Il Messina non fa mai notizia. È una squadra spenta nelle gambe oltre che nella testa. Zampagna e gli altri sono irriconoscibili.

Solo Storari convince, insieme con un paio di difensori centrali. Nell’arco dei due tempi riescono a costruire una sola occasione da gol, macchiata dal fuorigioco di Donati. Poco, troppo poco anche dinanzi ai primi della classe.

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