Paolo Marchi
nostro inviato a Sestriere
Oggi gli appassionati italiani di sci alpino riporteranno la loro tristezza al colle del Sestriere per lultimo atto del programma femminile, per un gigante che sarà tale per chi questinverno ha costruito le sue Olimpiadi su certezze e non su balbettii e recuperi in extremis da infortuni. Un dato mette a nudo la labilità delle tracce lasciate dalle azzurre a queste Olimpiadi: lottavo posto di Chiara Costazza, mercoledì sera in slalom, è stato applaudito come un segnale di chissà quale felicità agonistica quando da sempre un tale piazzamento a Giochi e Mondiali è ben più facile da ottenere rispetto a una coppa del mondo. Qui infatti ogni Paese non può iscrivere più di quattro sciatrici, meno della metà di quelle che le squadre più forti schierano in coppa. Chiaro che le migliori non mancano, ma, scese loro, dietro il livello è tecnicamente inferiore, una sorta di terra di nessuno nella quale con un po di fortuna e un po di grinta chiunque può strappare il quarto dora di notorietà.
Oggi vedremo Manuela Moelgg («Non tirerò certo il freno a mano: la prima manche dello slalom di mercoledì, la mia migliore questinverno, mi ha fatto capire come affrontare il gigante») e Denise Karbon, già argento ai mondiali 2003 a St.Moritz ma anche assente per infortunio nel 2004-05 e questinverno dispersa tra pali e paletti. Il decimo posto il 29 gennaio a Cortina lha spinta a dichiarare ieri che «tra le favorite ci siamo anche noi azzurre». In fondo pure la Moelgg ha indicato se stessa. Ecco poi Karen Putzer, bronzo nel superG vinto dalla Ceccarelli quattro anni a Salt Lake City, un grande talento smarritosi per problemi fisici a unanca e non solo, sette volte prima in coppa, capace ancora di piazzarsi seconda nel gigante di Maribor del gennaio 05 ma ormai, a 27 anni compiuti, un ex talento alla ricerca di serenità e salute. Ko a inizio inverno in America, è riapparsa a Cortina: «Visto come stavo, il mio obiettivo era riuscire a prendere il via in questa gara; non è stato facile ma ci sono». Per partecipare, anche se non ha un brutto numero di partenza, l11, sola italiana nelle prime quindici. Infine Nadia Fanchini, al via con lallegria dei 19 anni ma a corto di fiato: «Proverò a stare il più vicino alle grandi». Ottima ambizione.
E le grandi oggi hanno nomi dorati a iniziare dalla favorita dobbligo, la svedese Anja Paerson, più brava che bella con quelle fasce muscolari che mettono paura e inducono al sospetto perché a pensare male si fa sempre peccato ma... Comunque, la scandinava ha unaltezza di 170 cm e un peso ufficiale di 81 chili (!). Ha vinto gli ultimi due titoli iridati di gigante e quattro anni fa largento olimpico. Quarantotto ore fa è stato suo loro di slalom che vuole bissare oggi, un po come a Bormio quando firmò la doppietta gigante-superG.
La sua massima avversaria sarà landalusa Maria Josè Rienda Contreras, trentunanni a giugno, residenza ad Airolo in Svizzera, una che questinverno ha rimpolpato il curriculum vincendo per ben tre volte, ad Aspen a dicembre e, soprattutto, due volte a Ofterschwang in Germania a inizio febbraio (nella gara-bis lei e la Paerson si classificarono prime a pari merito), dopo essere caduta quando era in testa a fine gennaio a Cortina. Il suo motto è carpe diem, quindi, vista letà, oggi o mai più. Le dà forza, almeno così lei spera, il ricordo di Salt Lake City: «Ero terza dopo la prima manche, sognavo il podio ma quando la gara finì ero sesta. Adesso a Sestriere mi auguro che le gambe non mi tremino di nuovo». Dice che è cresciuta molto anche sui pendii ripidi, prediligendo lei quelli più morbidi. La svedese la indica come favorita.
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