Kiev, l’Italia cambia idea: basta un pari

Nella nazionale prende piede la politica del calcolo facendo affidamento sul reparto più forte: la difesa

Kiev, l’Italia cambia idea: basta un pari

Kiev - Non siamo ancora al «dentro o fuori». Perciò prendono spessore, dentro le viscere di una Nazionale inquieta e preoccupata, i calcoli realizzati dai tanti esperti che sanno far di conto. Ed ecco che spunta, dietro il legittimo allarme per la salute del nostro calcio, la scellerata idea di prepararsi a un altro pareggino, quasi fosse diventata la strada meno impervia attraverso cui giungere all’appuntamento con Austria e Svizzera senza rischiare la vita o tracolli clamorosi. Così andò contro la Francia sabato scorso, così rischia di finire stasera qui a Kiev, così pensano in molti, tra cui anche molti eroi tedeschi, di concludere il trittico in Scozia. Tre pareggi e via, all’italiana insomma, strizzando l’occhio al rivale e schierandogli davanti una specie di muraglia insuperabile grazie a quei due giganti, Buffon e Cannavaro. «Non siamo in un periodo brillante» ripete Gigi Riva con quell’aria che lo accompagna sempre quando c’è qualche nuvola all’orizzonte del club Italia. Gli fa eco Fabio Capello, campione dei pragmatici, ora commentatore tv, uno dei rari schierati dalla parte di Donadoni: «Non sarà così facile per l’ambiente e per la componente fisica». «Dobbiamo giocare all’italiana», sembra dare la soluzione Fabio Cannavaro che di questo gruppo non è solo il capitano e il riconosciuto leader, forse è anche il suggeritore nei giorni di grande e palese difficoltà.

È vero, non siamo ancora al «dentro o fuori» e perciò ogni raffinato calcolo ha una sua dignità. Ma forse è il caso di non lasciarsi irretire da questa mentalità da ragionieri per non finire fuori strada al culmine di una curva a gomito della partita con gli ucraini. Che hanno un ritardo quasi incolmabile nella classifica del girone ma sono corredati dal necessario orgoglio per partire all’assedio di casa Buffon con la possibilità di lasciare segni vistosi. Shevchenko, ignorato da Mourinho, e rilanciato dalla sua nazionale, ha fornito in Georgia segnali di rinascita, chissà se autentici o se interpretati solo da cronisti che gli vogliono bene come a un parente stretto.

Anche Lippi, nel corso del suo mondiale, non ha goduto di una salute di ferro da parte dei suoi: prima dell’Ucraina ad Amburgo perse Materazzi, per squalifica, e rimediò con Barzagli, autorevole e puntuale come la sera contro la Francia. Conta la condizione, lo stato di forma è un punto a nostro sfavore ma poi lo spirito e le motivazioni forniscono lo smalto per colmare tutte le altre lacune. Ed è lo spirito da combattente che si stenta a rintracciare nelle parole oltre che nella strategia dell’Italia di Donadoni.

Il ct, ancora una volta, perde le staffe dinanzi all’espressione «ultima spiaggia» utilizzata da un cronista italiano in conferenza stampa sul far della sera. «È allucinante» ripete prima di stemperare lo sfogo e di ridurlo a un ragionamento. La verità è che un po’ il giudizio di Cesare Maldini («non ha esperienza da ct»), un po’ la sua condizione di ct in attesa di giudizio, lo espongono a tensioni tradizionali per il ruolo, inedite per il personaggio. La verità è che anche lui prova ad apparecchiare un bel pareggio. «Voglio una squadra che sia attenta, che usi giudizio e che non si lanci all’arma bianca», le raccomandazioni di fine serata, dopo aver recuperato Pirlo e De Rossi e immaginato le scelte più attese. Che tendono a rinfrescare lo schieramento utilizzato sabato sera contro la Francia. Per esempio c’è Panucci al posto di Oddo, e fin qui niente da dire sul romanista, scortato nella circostanza dalla mamma Anna, sua tifosa doc. Per esempio ci sono Aquilani al fianco di Pirlo, Perrotta e Di Natale al posto di Gattuso e Del Piero, forse anche Lucarelli al posto di Inzaghi.

Da queste parti vinse, nel lontano ’95, Arrigo Sacchi, con i sigilli di Lombardo e Zola: un altro calcio, verrebbe da chiosare, in tutti i sensi.

Stasera, probabilmente, bisogna accontentarsi del pareggino, un altro. Che comporta un rischio d’impresa evidente. Già perché più di ogni altra notizia fa legge il risultato della Scozia in Francia. Se Domenech fosse il miglior nemico dell’Italia saprebbe cosa fare...

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