La Fiera del Libro di Torino dedicata al sessantesimo anniversario dellesistenza di Israele sta per essere inaugurata, giovedì prossimo, dal Presidente della Repubblica quasi in incognito perché così hanno deciso i poteri armati no-global e il sito Indimedia allo scopo di impedirne la celebrazione. Già abbiamo assistito alla vergogna neonazista rossa delle bandiere israeliane bruciate e alla non meno inaccettabile contestazione del Presidente della Camera Fausto Bertinotti: adesso lItalia dovrebbe subire lumiliazione di vedere un grande evento culturale e di amicizia con lo Stato ebraico, sabotato da gruppi che usano lintimidazione nei confronti delle istituzioni.
Intanto, lUniversità di Torino ha deciso di ospitare un convegno di nemici di Israele. Più che esterrefatti, siamo depressi: il clima ci ricorda quello che precedette i fatti di Genova del 2001 quando il governo Berlusconi insediato da poche ore si trovò di fronte al doppio attacco militare di no-global, black bloc e altre bande, e di una provocazione allinterno delle forze di polizia. Oggi la celebrazione della nascita di Israele è diventata un elemento di separazione fra nuovo e vecchio antisemitismo da una parte e mondo libero e liberale dallaltra. Israele è sotto un continuo attacco militare, politico e propagandistico da parte delle forze che non puntano a promuovere la pace e uno Stato palestinese, ma alla sparizione di Israele dalla faccia della terra e in questa azione va inquadrato lassedio della Fiera a Torino.
A Torino non si festeggerà però langoscia in cui vive un piccolo popolo, ma la sua preziosa produzione di cultura in letteratura, nelle arti e nelle scienze: si pubblicano più libri in Israele in un solo mese di quanti ne escano in un anno nellintero mondo arabo. Ora a noi sembra che questo inaccettabile assedio, questa sfida allordine pubblico travestita da solidarismo filopalestinese, debba essere efficacemente contrastata dalle istituzioni, dal governo ancora in carica, oltre che dal mondo della cultura.
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