Una
razza che si stava perdendo e un lungo lavoro durato oltre vent’anni per
recuperarla e reintrodurla nella sua terra d’origine. Questa è la storia
recente dell’asino pantesco, salvato dall’estinzione grazie alla dedizione e
alla professionalità dell’Azienda Regionale Foreste Demaniali siciliane e ai
suoi collaboratori che si sono dedicati per oltre un ventennio al progetto di
recupero della razza e di iscrizione al Registro Anagrafico per le Razze e
Popolazioni Equine.
L’ultimo stallone pantesco “Arlecchino” morì annegato nel cuore del porto di
Pantelleria durante un trasporto sull’isola per coprire l’ultima fattrice
rimasta. La razza rischiava di scomparire.
L’impresa di recupero della specie, che nel 1989 poteva sembrare utopica, ebbe
inizio da un piccolo gruppo di nove asini riconducibili allo standard della
razza pantesca rinvenuti in tutto il territorio siciliano e allevati presso il
demanio forestale San Matteo di Erice (TP) per ottenere, attraverso una serie
di incroci selettivi, l’eliminazione dei fattori anomali della razza.
Dopo un accurato studio del DNA finalizzato alla determinazione della
variabilità genetica dell’asino pantesco attraverso l’uso di marcatori genetici
micro satellitari, il prof. Balbo applicò su questi asinelli una tecnica già
sperimentata sui cavalli: l’embryo transfert.
I risultati furono soddisfacenti e oggi l’asino pantesco, animale antico e
fidato, simbolo di semplicità, è allevato nell’isola di Pantelleria per il
trasporto di materiale all’interno delle aree protette, per le escursioni dei
visitatori e per le applicazioni terapeutiche di cui vi è sempre maggiore
richiesta.
L’asino in generale e il pantesco in particolare, è una razza con una grande
resistenza alle intemperie che gli consente di essere allevato allo stato brado
anche in pascoli impervi o in zone dove il pascolo non sarebbe consentito ad
altre specie.
Il suo pelo morbido, la sua docilità, il passo sicuro e la comoda cavalcatura
lo rendono ideale non solo per i lavori e le visite nelle zone protette ma
anche per le pratiche sanitarie come l’onoterapia, una recente tecnica terapeutica
per la cura delle situazioni di malessere sul piano dell’adattamento sociale,
per le patologie della socializzazione e dell’affettività, rivolta a persone
con disturbi della personalità o diversamente abili.
Non da ultimo, per far fronte alle continue richieste della comunità, gli
asinelli di Pantelleria sono sempre più utilizzati anche per la produzione di
latte d’asina non solo per le grandi affinità con il latte materno ma anche per
far fronte al crescente diffondersi di intolleranze al latte vaccino.
Tutti questi aspetti applicativi dell’allevamento degli asini sono di grande
interesse sociale per tutta la comunità e restituiscono all’asino la giusta
dignità dopo anni di totale dimenticanza da parte dell’uomo.
Non dobbiamo mai dimenticare che per molti secoli la storia dell’uomo è
stata accompagnata dalla presenza dell’asino, ma nonostante il suo “blasonato
passato” nell’ultimo secolo la sua presenza è stata limitata a metafore di
stupidità, testardaggine e ignoranza, tutte cose che certamente non gli rendono
giustizia.
Ringrazio l’Azienda Regionale Foreste Demaniali e il sig. Pietro Alfonso per le bellissime immagini degli Asini di Pantelleria
Eleonora Origgi
Redazione
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