Neppure Angelo Guglielmi, il mitico direttore di Raitre-Telekabul, sarebbe riuscito a mettere insieme un palinsesto così inzuppato di programmi di sinistra. E, invece, loperazione è venuta così bene a Mauro Masi, direttore generale dallazienda di Stato, da meritarsi lirritazione totale dellinquilino di Palazzo Chigi di cui fino a un anno e mezzo fa era segretario. Insomma, Masi si appresta a lasciare la poltrona più importante di viale Mazzini, forse entro poche settimane (ma in Rai non bisogna dare nulla per certo). Le voci di una sua partenza si rincorrono da tempo: dopo lultima mossa-effetto boomerang approntata contro Santoro, i giorni sarebbero contati. Perché il dg sembra aver adottato la strategia del kamikaze: è riuscito nellimpossibile operazione di trasformare ogni azione per frenare la «task force rossa», o perlomeno per costringere conduttori e trasmissioni a essere un po più super partes, in regali agli avversari della maggioranza di governo. Insomma, in soldoni: nel mandato di Masi, oltre a quello di far funzionare a dovere lazienda di Stato, cera il compito di convincere Michele Santoro, Serena Dandini, Paolo Ruffini e Giovanni Floris a moderare la guerriglia. Risultato? I succitati giornalisti e conduttori ora sono più forti che mai, sia personalmente (tanto da essere assurti al rango di martiri) sia aziendalmente, perché le loro trasmissioni mietono successo di pubblico e di introiti pubblicitari.
Quel che è successo laltro ieri è solo lultimo esempio di una catena di errori: ricorrere alla sospensione per Santoro colpevole di aver mandato a quel paese il dg in diretta, oltre a scatenare i tantissimi sostenitori, si è risolta in un inutile aiuto allanchorman. Alla fine Annozero andrà in onda lo stesso (perché la sospensione sarà probabilmente sospesa dopo il ricorso allarbitrato interno) e il giornalista otterrà un altro punto a suo favore. In più, Il Messaggero ha raccolto unintervista in cui il dg (anche se linteressato lha smentita) si direbbe pronto a licenziare addirittura Santoro nel caso questi lo attacchi di nuovo.
Ma lerrore madornale per il direttore generale è stato quello della scorsa primavera quando, a contratto quasi concluso, con laccordo di tutte le parti, non è riuscito a portare a casa le dimissioni consensuali del giornalista. Quanto al resto: Ruffini è stato reintegrato a direttore di Raitre (per sentenza dei giudici, ma anche per incapacità di trovargli unaltra adeguata sistemazione) e Parla con me continua ad andare in onda quattro volte alla settimana. In tutto questo, non si è riusciti a individuare un Santoro di destra. Infine i conti: stando alle previsioni, a fine anno la Rai chiuderà con un buco di bilancio di 20/30 milioni superiori allenorme deficit già previsto che si aggira sui 110/120 milioni di euro. Insomma oltre alle questioni politiche, esistono anche problemi gestionali: del piano industriale approvato che prevede parecchi tagli, finora ne è stato attuato solo una piccola parte.
Ora per Masi cominciano giorni difficili. Le voci più ricorrenti lo danno fuori da viale Mazzini entro novembre o comunque prima di Natale. A salvarlo potrebbe essere leventuale caduta del Governo e il ricorso alle elezioni anticipate. In quel caso, come avviene sempre in Rai, lazienda più politicizzata del mondo, tutto si ferma e si attendono i responsi delle urne per ridisegnare lorganigramma del potere interno. Comunque, per il dg sembra già pronta una poltrona in unaltra azienda di Stato. Anzi, cè chi racconta che lo scontro finale con Santoro sia volto ad ottenere la miglior sistemazione possibile. Per prendere il suo posto, si è già aperta la corsa tra due importanti figure della tv pubblica: Lorenza Lei, attuale vice direttore generale delegato allarea produttiva e gestionale e il consigliere Antonio Verro. La prima gode di buone entrature nel centrodestra romano, tra le gerarchie ecclesiastiche (si dice), ed è molto vicina allex dg Agostino Saccà che la promosse. Il secondo, che ultimamente si è dato il ruolo di «picconatore» alla Cossiga, è pure molto vicino al Pdl, versante milanese.
Molte carte si giocano sulle nomine che, dopo mesi di rinvii, (altro sbaglio imputato a Masi) dovrebbero arrivare in cda la prossima settimana. Il puzzle dovrebbe essere così risolto: Susanna Petruni direttore di Raidue (in quota pidiellina), Franco Ferraro, proveniente da SkyTg24, a capo di Rainews (in quota Lega), Corradino Mineo, vicino alla sinistra e attuale direttore di Rainews, responsabile delle Tribune parlamentari.
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