L’eclettica Momo tra storie musicali e libri da cantare

Il nome d’arte gliel’ha suggerito Totò, in sogno. E tutta la sua carriera somiglia a un sogno, sospesa tra realtà e fantasia. Ma le parole non bastano a descrivere Momo, che stasera sarà al The Place per presentare al pubblico il suo nuovo lavoro, Stelle ai piedi. Non bastano perché è una di quelle rare personalità artistiche ancora avvolte da un alone di magia, da quella lieve profondità che rende lei, la sua musica e i suoi concerti diversi da tutto ciò che c’è intorno.
Non è un caso che una grande casa editrice, qual è la Bompiani, abbia puntato su Momo per lanciare un progetto editoriale interessante, che unisce libro e cd, entrambi inediti. Il nuovo album della cantautrice di origini abruzzesi, infatti, esce insieme a un’anomala autobiografia, in cui si racconta in modo sognante, sincero e allo stesso tempo naive. A ben vedere forse è proprio questo equilibrio a rendere misterioso e affascinante il personaggio Momo: assistendo a un suo concerto, non si riesce mai a capire se tutto avvenga davvero in modo spontaneo, o se le battute, la peculiare ironia, il vago senso di spaesamento non siano un po’ studiate. Al quesito risponde lei stessa, raccontando nel libro la sua trasformazione da Simona a Momo. Il camerino alla stregua della cabina telefonica di Clark Kent/Superman, terra di passaggio in cui la timida Simona si tramuta nell’invulnerabile Momo, perfettamente a suo agio sul palco e libera di giocare con la sua musica e con il pubblico. Alla luce di questa «rivelazione», diventa più facile capire come abbia fatto ad affrontare la ribalta del festival di Sanremo con aria serafica, cantando quella Fondanela che nel 2007 l’ha resa un fenomeno mediatico. Fu Piero Chiambretti a intuire il suo potenziale e a renderla protagonista del Dopofestival 2007, convincendo poi Pippo Baudo a invitarla all’Ariston per la serata finale del festival. E alla domanda di Chiambretti sul perché avesse proposto proprio Fondanela, lei rispose candidamente: «perché le altre che ho scritto sono belle». Una di quelle «altre» l’aveva portata al successo Simone Cristicchi, l’anno precedente, classificandosi secondo tra i giovani. Si chiama Embè e lui l’aveva trasformata in Che bella gente, facendo il primo passo per il trionfo del 2007 tra i «big».
Le canzoni di Momo sono piccoli affreschi, brani che raramente arrivano ai tre minuti e che in poche parole dipingono un mondo. C’è sempre una componente ironica, che affiora anche quando i temi si fanno più delicati e complessi. Se il nuovo singolo Panoramica di un miraggio è uno spiritoso ritratto della società di oggi, condizionata prepotentemente dall’invadenza mediatica, La spazzatura è il colpo di genio comico: a un incipit ricco di pathos, in cui si racconta la fine di una storia d’amore, fa da contraltare un ritornello sarcastico, in cui senza pietà Momo indica la maleodorante strada allo sfortunato ex. Come racconta lei stessa, in Stelle ai piedi c’è tutta la sua vita. Alcune canzoni le ha scritte quando era adolescente, altre sono nuove di zecca. Qualcuna è già stata suonata dal vivo, diventando rapidamente un classico per i fan che non rinunciano mai a un suo concerto. Altre faranno il loro debutto live proprio stasera, nell'atmosfera intima del club romano di via Alberico II.
Cimentarsi con la scrittura di un libro le ha fatto scoprire una nuova dimensione espressiva, tant’è che ha già dichiarato di trovarsi a suo agio più con il racconto lungo che con i testi delle canzoni. E in effetti il libro fa venire in mente il flusso di coscienza tanto caro a Joyce, visto che Momo si racconta senza freni, mettendo nero su bianco la sua vita. Sfogliando le 115 pagine di Stelle ai piedi ci si imbatte nel cappello dei sogni, nella maglietta dell’amore, nei pantaloni della musica, nelle scarpe della memoria.

Ma si scopre anche che andare a Sanremo è come andare in cucina. E se incontrando Momo noterete che osserva con curiosità il vostro telefonino, non vi preoccupate: tra le sue innocue perversioni c’è l’acquisto compulsivo di cellulari.

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