L’ecomostro dell’ambientalista Vendola: palazzi sul mare come a Punta Perotti

Due edifici sul litorale a Gallipoli «condonati» grazie a una delibera della giunta pugliese di centrosinistra

da Milano

Per una Punta Perotti che viene abbattuta, in Puglia c’è già un altro ecomostro che sorge. Due palazzi sulla costa di Gallipoli. Costruiti grazie a una delibera della giunta ambientalista di Nichi Vendola.
La storia comincia nel 2003: su un’area grande come un campo di calcio, la società Maya Srl ottiene una concessione per costruire due edifici di quattro e cinque piani. Eppure il terreno ha destinazione agricola secondo il piano regolatore. Non solo: la legge Galasso (la stessa invocata per demolire i grattacieli di Punta Perotti sul lungomare di Bari) impedisce di costruire entro 300 metri dal mare.
Due ostacoli: uno urbanistico, l’altro paesaggistico. Ma la giunta comunale di centrodestra li scavalca entrambi. Quello urbanistico, sostenendo che i due edifici dovrebbero ospitare la nuova caserma dei carabinieri. La società edile vanta un precontratto con l’amministrazione della Difesa. Per legge, le «opere destinate alla difesa militare» sono sottratte ai piani regolatori. E per il Comune, la caserma non può che stare sul litorale.
Quanto al vincolo paesaggistico, il Comune deve faticare di più. La soprintendenza ai Beni architettonici e al paesaggio, infatti, si oppone al progetto: «I corpi edilizi per la consistente volumetria alterano i valori paesaggistici e ambientali (...) e coprono la visuale del mare. Sarebbe auspicabile che la nuova sede per i carabinieri sorgesse in un sito con caratteristiche ambientali meno rilevanti e più distante dal mare».
Ma se il soprintendente regionale ha detto no, sei mesi dopo (marzo 2003) un altro funzionario della soprintendenza dice sì. Dunque per il Comune si può costruire. In realtà, il vincolo paesaggistico non è del tutto superato. Se ne accorge la Regione Puglia, che nell’autunno 2003 (giunta Fitto, centrodestra) ordina al Comune di Gallipoli di fermare i lavori perché «l’intervento sembra ricadere nella fascia costiera dei 300 metri». Dove, senza una specifica deroga della stessa Regione, non si può posare mattone. Colto in contropiede, il Comune fa retromarcia. Ferma i lavori (aprile 2004) e ordina la demolizione degli edifici.
La società edile ricorre al Tar, chiedendo un provvedimento d’urgenza per riprendere i lavori. Non se ne parla, rispondono i giudici (maggio 2004), anche perché «non risulta che sia stato stipulato un contratto definitivo di locazione dell’immobile come sede dei carabinieri».
Il cantiere resta bloccato in attesa della decisione definitiva del Tar. Dopo due anni, il tribunale ancora non si pronuncia. Ma la sorte dell’ecomostro pare segnata. Si scopre infatti che già nel 2002 la Regione aveva avvertito il Comune di Gallipoli dell’illegittimità della procedura.
Nel frattempo, la Regione Puglia ha cambiato colore. Nell’aprile 2005 Vendola ha spodestato Fitto, portando al governo - come recita il suo slogan elettorale - «la Puglia migliore». Vuoi che una giunta di centrosinistra piena di ambientalisti dia il nulla osta a un ecomostro? E che un governatore che promette finalmente «una politica per le coste» consenta di compromettere quella di Gallipoli?
Eppure accade. Proprio la giunta Vendola, pochi mesi dopo aver esultato per l’abbattimento di Punta Perotti, nell’ottobre 2006 elimina l’ultimo ostacolo alla costruzione dell’ecomostro di Gallipoli. La delibera riconosce l’illegittimità ma la cancella con effetto retroattivo, «in considerazione dell’interesse pubblico all’opera». Secondo la giunta, le costruzione di due edifici sul mare «risulta compatibile con la tutela e la valorizzazione delle risorse paesaggistiche e ambientali».
«È una vicenda anomala, che ci è arrivata sul tavolo già ingarbugliata - spiega l’assessore regionale all’urbanistica, Angela Barbanente - noi abbiamo rispettato la legalità. In ogni caso non c’è spazio per furbizie: il parere favorevole è vincolato alla destinazione militare». Anche l’impresa rivendica «il rispetto della legge». Rifiuta «strumentalizzazioni, perché ci si accanisce contro la caserma ma sui terreni confinanti nasceranno un albergo e un capannone».

E da qualche giorno ha ripreso i lavori.
E il processo davanti al Tar? Formalmente ancora in piedi, nei fatti già morto. Sepolto dalla giunta Vendola sotto due palazzoni sul mare.
giuseppe.salvaggiulo@ilgiornale.it

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