L’Europa esulta per l’arresto, la Russia s’infuria

Bruxelles apre all’ingresso del Paese balcanico nella Ue. Frattini: «Subito una risposta». Mosca: «Smantelliamo il Tpi»

L’arresto di Karadzic fa esultare l’Europa e arrabbiare la Russia. Come da copione; ma dietro le quinte il grande vincitore è il governo americano che, senza dare nell’occhio, mette a segno un altro punto nella strategia per il controllo dello scacchiere euroasiatico. Il contrasto con il Medio Oriente è notevole: Irak, Afghanistan e Iran assorbono fondi immensi, energie diplomatiche e l’attenzione dei media, ma i risultati continuano a essere frammentari. Dei Balcani, così come dell’Ucraina e della Georgia si parla poco, gli esiti, però, per Washington, sono assai felici.
Negli ambienti diplomatici europei si collega la cattura di Karadzic al Kosovo, di cui i Paesi occidentali hanno riconosciuto l’indipendenza a dispetto delle proteste della Serbia. Sbollita l’indignazione, Belgrado doveva risolvere il dilemma: congelare i rapporti con l’Europa, gettandosi nelle braccia del Cremlino oppure sdrammatizzare lo strappo di Pristina e puntare sull’integrazione nell’Unione europea. Il messaggio inviato dal presidente Tadic, che ha permesso l’arresto del latitante Radovan, è inequivocabile: il futuro della Serbia è a Ovest, non a Est. Insomma, al petrolio russo preferisce la stabilità garantita dalle vecchie potenze europee; proprio come desidera Washington.
E, come da copione, la Ue si appresta a srotolare il tappeto rosso. Ieri i ministri degli Esteri dei Ventisette erano riuniti a Bruxelles e al termine della riunione il responsabile della diplomazia europea Javier Solana ha affermato che «Belgrado ora può accelerare i progressi verso l’Unione europea». Non hanno indicato date, ma la ricompensa nel lungo periodo è la concessione dello status di candidato all’adesione dell’Unione europea, al pari della Croazia.
Nel frattempo dovrà essere sbloccato l’Accordo di stabilizzazione e associazione (Asa), la cui entrata in vigore era condizionata alla piena cooperazione della Serbia con il Tribunale dei crimini di guerra dell’Aia. La cattura di Karadzic rappresenta una svolta importante ma ancora non risolutiva, per la latitanza del generale Mladic, come hanno ricordato in particolare i ministri sloveni e finlandesi. Insomma, su questo punto i Ventisette devono superare alcune resistenze interne.
Italia e Francia hanno però sollecitato i partner europei ad approvare al più presto l’accordo interinale per le politiche commerciali, che non richiede la ratifica parlamentare. «La cattura di Karadzic è un grande risultato e l’Europa ha il dovere di dare una risposta positiva e immediata al segnale molto forte inviato dal presidente serbo Tadic e dal nuovo governo di Belgrado», ha dichiarato il numero uno della Farnesina, Franco Frattini.
Compiaciuta la cancelliera tedesca Angela Merkel che ha parlato di «un passo importante per avere giustizia, pace e riconciliazione nella regione», mentre la Casa Bianca ha definito la fine della latitanza «il miglior omaggio possibile alle settemila vittime di Srebrenica».
E la Russia? In teoria è furibonda e un portavoce del ministero degli Esteri ha addirittura chiesto lo smantellamento del Tribunale internazionale per i crimini di guerra.

In realtà Mosca non muoverà un dito: più che a contrastare i disegni geostrategici Usa pensa ad incrementare le esportazioni di greggio e di gas, che stanno rendendo ricco il Paese e, ancor di più, la sua classe dirigente.
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