L’idea per stakanovisti: telelavorare in malattia

«Attacco ai diritti dei lavoratori». «Possibilità di mantenere integro il proprio stipendio». «Uscita allucinante». «Libera scelta dei dipendenti». Solo qualche goccia del mare di polemiche suscitate in Francia dalla proposta di consentire ai lavoratori dipendenti in malattia o maternità di continuare l’attività professionale da casa tramite il telelavoro. L’idea, lanciata da Frederic Lefebvre, deputato e portavoce dell’Ump, il partito del presidente Nicolas Sarkozy, è stata definita dalla Fnath (Associazione degli invalidi del lavoro) «un’ulteriore provocazione nei confronti delle persone malate», mentre per l’opposizione socialista era semplicemente «perfettamente immorale». E se l’Eliseo ha ufficialmente sottolineato fin da subito la sua contrarietà - come dichiarato dal segretario di Stato all’Economia digitale Nathalie Kosciusko-Morizet - il segretario del partito, Xavier Bertrand, ha difeso il collega deputato: «Si tratta di una facoltà, di una possibilità. Quando si è in malattia o maternità - ha spiegato - si prendono meno soldi. La volontarietà, la libera scelta dei lavoratori, è al centro di questa proposta. Quando vedo il mare di critiche, di caricature che ha suscitato, allora dico che ci vuole molta ostinazione, molto impegno per far passare nel nostro Paese delle idee nuove. Per fortuna Lefebvre ha entrambe le caratteristiche». E oltre all’ostinazione e all’impegno Lefebvre avrebbe avuto, come fatto trapelare dal partito socialista, anche l’implicito assenso dello stesso Sarkozy; ma la tacita investitura presidenziale non gli ha evitato la figuraccia di dover ritirare l’emendamento, pur ribadendo la validità teorica del principio alla base del progetto, cioè quello di «proteggere i salari. Ma la mia proposta - ha commentato - è stata presa in ostaggio sul piano politico».
Vista la rapidità dell’ascesa e caduta in terra transalpina, l’eco del dibattito non è giunto in Italia, Paese dove comunque il telelavoro - modalità che per mezzo di un computer e una connessione internet permette di valicare confini fisici e logistici dell’ufficio e lavorare da casa - non è mai veramente decollato. Secondo un’indagine Gidp/hrda (Associazione direttori risorse umane) coinvolge solo lo 0.66% dei dipendenti delle aziende medio grandi: mancanza di controllo delle prestazioni lavorative e preoccupazione per la vulnerabilità della rete telematica e per l'intrusione di esterni nel sistema informatico (spionaggio industriale) tra le preoccupazioni più immediate espresse sul tema dai direttori delle risorse umane.
«E comunque il telelavoro - dichiara Paolo Citterio, presidente nazionale dell’associazione - non è applicabile a tutte le figure professionali. Il segmento produttivo ad esempio è del tutto tagliato fuori, mentre nel campo dei servizi si possono avvalere del dispositivo solo professionisti che già svolgono attività intellettualmente autonoma. Se è vero che un ingegnere potrebbe portare avanti i progetti anche da casa, per un dipendente amministrativo il discorso cambierebbe». «Senza contare - continua - che secondo la nostra ricerca ci sono due ostacoli preliminari, non immediatamente intuibili, ma ciononostante molto influenti: il costo fisso delle apparecchiature per il telelavoro e la predisposizione di gran parte dei manager a preferire la presenza fisica dei dipendenti sul luogo di lavoro. Dal punto di vista normativo - conclude - introdurre una norma del genere in Italia sarebbe estremamente complesso».
E se il mondo produttivo mostra segnali di apertura, almeno sull’opportunità di avviare un dibattito serio sul tema, dai sindacati arriva un rifiuto netto. «Se una persona è malata è malata - dichiara Luigi Casarin, segretario Cisl funzione pubblica del Lazio -. Se sono debilitato per raggiungere il luogo di lavoro lo sono anche e a maggior ragione per svolgere in modo decoroso i miei compiti, anche se a casa.

E inoltre qualora adottassimo un dispositivo simile, cosa peraltro non facile visto che richiederebbe una modifica costituzionale, il lavoratore in congedo per malattia subirebbe pressioni fortissime dal datore di lavoro per continuare a lavorare da casa. Si applicherebbe subito l’equazione “sei malato, continui a lavorare”; anche se non ne avesse la possibilità fisica».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica