Stefano Zurlo
L’imprenditore e il dirigente della Regione Lombardia. Parlavano d’affari, senza sapere di essere intercettati. Ora i dialoghi fra Salvatore Fiorentino, titolare del gruppo Select, e Adriano Vignali, vicepresidente dell’Osservatorio rifiuti del ministero dell’Ambiente e fino a due mesi fa ai vertici della commissione che decide sulle iscrizioni all’Albo regionale rifiuti della Lombardia, sono fra gli elementi di forza dell’inchiesta che avrebbe smascherato il business dello stoccaggio e dello smaltimento illegale dei rifiuti. Fiorentino, il figlio, il nipote e Vignali sono agli arresti domiciliari per una sfilza di reati che vanno dalla corruzione alla truffa, dal traffico di rifiuti al falso in atto pubblico. Nove persone, fra cui l’assessore regionale Maurizio Bernardo, fino a poche settimane fa coordinatore milanese di Forza Italia, sono indagate. Per il gip Giorgio Barbuto, «nel contesto dell’attività gestionale illecita dei rifiuti non sono mancati gli intrecci con soggetti pubblici» da parte di Fiorentino. Fiorentino avrebbe contattato Vignali «al fine di intercedere con l’assessore Bernardo» per «regolarizzare» gli impianti della Select e con «altri pubblici amministratori» per ammorbidire o addirittura eliminare i controlli.
L’indagine va dunque in molte direzioni e potrebbe allargarsi nei prossimi giorni: Fiorentino fa pressing sul solito Vignali «per indurre aziende (ad esempio Amsa) ad affidargli gare d’appalto per lo smaltimento dei rifiuti e quindi aumentare i profitti». Ecco quindi un dialogo del 3 maggio scorso in cui Fiorentino dice a Vignali: «Ti volevo incontrare quando tu eri comodo ma non è niente di urgente per spiegarti da vicino il confronto che ho avuto con...(Amsa Milano)». E ancora: «Però preferisco parlarti da vicino perché... in poche parole è disponibile, ma ha le idee un po’ confuse perché i suoi non glielo spiegano come è giusto spiegare». «Voglio dire - afferma in un altro spezzone Fiorentino, sempre conversando con Vignali - lui in poche parole mi ha fatto capire che così voleva un incontro con te, con qualcuno che si sente più tranquillo della verità, delle idee, dei suggerimenti, delle strategie, capisci, no?».
Naturalmente, gli avvocati leggono in tutt’altro modo queste intercettazioni che proverebbero poco o nulla. Il Corpo Forestale, che insieme alla Polizia della Provincia ha condotto l’investigazione per il pm Paola Pirrotta, stima in 5 milioni di euro il giro d’affari illecito.
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