L’indifferenza di Nosate l’unico paese nel Milanese destinato a scomparire

Che il comune possa essere cancellato, sembra togliere il sonno più ai politici che ai cittadini. A Nosate infatti, unica realtà comunale della provincia di Milano con popolazione inferiore ai 1000 abitanti, la prospettiva non appassiona i residenti. Per lo più anziani e da anni abituati ad una vita da grande villaggio, a prescindere dalla dicitura impressa sul gonfalone. «Da tempo, per quello che ci serve, ci appoggiamo alla vicina Turbigo – spiegano alcuni pensionati seduti ai tavolini dell'unico bar trattoria in piazza Borromeo -. Il medico viene una volta alla settimana da questo paese, le medicine ce le portano da Turbigo, i vigili, l'asilo e le scuole elementari hanno tutti sede là. Cosa cambia per noi se Nosate rimane comune o viene aggregato ad un altro ?».
In effetti poco, salvo il mantenimento di un'identità che piano piano questo grazioso borgo, che si affaccia sul fiume Ticino, sta perdendo. Così come l'incremento demografico, di anno in anno sempre più negativo come capita in molti altri piccoli comuni del Belpaese. «Da gennaio sono nati cinque bambini mentre ci hanno lasciati sette concittadini – raccontano all'anagrafe -. La popolazione che aveva superato i 700 abitanti è scesa a 696». Numeri molto lontani per sperare di poter raggiungere e superare quota 1000 e quindi essere salvati dal decreto che sopprime le piccole realtà comunali.
«Ci chiediamo però quale risparmio si potrà ottenere dalla soppressione del Comune di Nosate, visto che i servizi ai cittadini si dovranno mantenere così come il personale pubblico – dicono in municipio, dove i cinque dipendenti comunali tutt'al più dipenderanno da un'altra amministrazione civica». Un risparmio in effetti limitato se si considera che oggi, per garantire vivibilità ai nosatesi il comune spende poco più di un milione di euro all'anno, costi della politica compresi. Trenta euro lordi mensili cadauno, ai quattro assessori e cinquecento al sindaco Carlo Miglio. Che da anni sta disperatamente cercando di rivitalizzare demograficamente la piccola realtà comunale. La recente espansione edilizia nella zona sud verso il Ticino, ha dato buoni risultati.
La crisi generale e quella edilizia in particolare, hanno invece bruciato la carta vincente del primo cittadino , quella che puntava ad un boom residenziale che avrebbe fatto incrementare la popolazione di almeno un migliaio di nuovi residenti. «Da anni il piano di lottizzazione, nella zona nord del paese è fermo – ricordano in municipio - ; chi doveva costruire ci ha rinunciato a causa del momento difficile e il grande sogno è rimasto nel cassetto».
Nonostante tutto, e le ansie degli amministratori di non farsi cancellare, a Nosate la gente continua a vivere bene e senza troppi affanni, anche se i servizi offerti non sono quelli del grande centro. La macelleria, da quando è morto il vecchio titolare, apre soltanto un giorno alla settimana, mentre a garantire la spesa quotidiana ci pensa un fornito emporio. Nel palazzo comunale c'è quel che serve: l'ufficio postale , la biblioteca, il dispensario farmaceutico ed il prezioso ambulatorio medico. Oltre alla Pro Loco ed agli uffici municipali. «Accanto c'è perfino un asilo nido – racconta una giovane mamma –, è privato ma i prezzi sono ottimi». I bambini più piccoli e quelli in età scolare, da una decina di anni vengono trasportati a Turbigo per frequentare asili e scuole elementari.

«Da quando decisero di chiudere le scuole per contenere i costi, ci siamo abituati ad usufruire dei servizi di altri comuni – concludono al bar -. Se i nosatesi dovranno in futuro dirsi cittadini di Turbigo o di Castano Primo, non sarà poi la fine del mondo».

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