L’INTERVISTA GIULIANO CAZZOLA

Le cifre rese note dall’Ocse, Giuliano Cazzola, ci riportano coi piedi per terra?
«I dati dell’Ocse - risponde Cazzola, vicepresidente della commissione Lavoro della Camera (Pdl) - sono nuovi solo per i tanti che nel nostro Paese si fingono sordi quando sentono parlare di pensioni. In realtà il quadro è molto più preoccupante di quanto si pensi comunemente. Le previsioni sull’andamento della spesa pensionistica tracciate alla fine degli anni ’90 erano incardinate in un contesto economico e dell’occupazione che non si è realizzato compiutamente, e che ora è destinato a peggiorare in conseguenza della crisi. Nel suo ultimo monitoraggio, la Ragioneria generale ha avvertito che nei prossimi anni la spesa rispetto al Pil aumenterà di un punto rispetto alle previsioni. Se il denominatore (il Pil) crolla e il numeratore aumenta anche l’incidenza della spesa sul Pil schizzerà in alto».
Eppure l’Inps ha comunicato che si stanno riducendo in maniera consistente le domande di pensionamento anticipato.
«I dati dell’Inps sulle pensioni di anzianità dimostrano una sola cosa: quando si dettano regole di carattere obbligatorio per quanto riguarda l’età e il requisito contributivo, i risultati arrivano. Anche se gli “scalini” di Damiano hanno preso il posto dello “scalone” di Maroni, con un maggior costo di 7,5 miliardi in dieci anni».
Qualcuno dice che la gente resta al lavoro per paura della crisi.
«Le pensioni di anzianità Inps si sono più che dimezzate nei primi mesi dell’anno per due ragioni: l’innalzamento a 58 anni del requisito anagrafico, e il taglio delle “finestre” (i periodi dell’anno in cui si esercita il diritto alla pensione, ndr) da quattro a due. Questo comporta la permanenza al lavoro per almeno sei mesi in più».
Il governo dice: non è il momento, questo, per intervenire ancora sulle pensioni. Sembra che lei non la veda nello stesso modo.
«Io immagino un percorso prudente, ma ben orientato al fare. In primo luogo, va risolto il problema dell’età pensionabile di vecchiaia delle lavoratrici pubbliche, in attuazione della sentenza della Corte di giustizia Ue del novembre scorso, che impone al nostro Paese di allineare la normativa delle donne a quella degli uomini. Bisogna però prevedere che i risparmi realizzati vadano a migliorare il lavoro e la professionalità delle donne. Ho presentato un emendamento in tal senso alla legge comunitaria 2009».
E che cosa risponde al sindacato, che chiede un adeguamento delle pensioni?
«Il problema è solo di costi: un punto di incremento delle rivalutazioni costa fra i due miliardi e i due miliardi e mezzo. Bisognerebbe collegare la dinamica delle rivalutazioni delle pensioni a quella delle retribuzioni dei lavoratori attivi, ma anche questa misura ha costi elevati.

Ora l’emergenza sociale è un’altra: occorre rafforzare il quadro degli ammortizzatori sociali. Ma anche qui i costi sono altissimi: la sola riforma della disoccupazione comporterebbe, su base annua, maggiori oneri per 4 miliardi di euro».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica