L’INTERVISTA STEFANO MAURI

Stefano Mauri è presidente e amministratore delegato del Gruppo editoriale Mauri Spagnol, parte della società Messaggerie Italiane, che controlla il 25 per cento della distribuzione e del commercio librario in Italia. Ogni giorno tiene sotto controllo i dati di vendita.
Dunque, è stato un Natale meno catastrofico del previsto?
«Sì, e le vendite sono continuate anche nei giorni successivi, segno che molti italiani hanno accorciato le vacanze e impiegato il tempo restante a leggere, oppure ad andare al cinema o a teatro».
Le sembra plausibile che i lettori facciano parte del ceto medio, così come dicono gli storici a proposito della crisi americana del ’29?
«Sì, è anche la mia teoria. Per quanto il ceto medio americano nel ’29 fosse una minoranza colta. Poi in quel Paese si è sviluppato un consumo di libri di massa. In Italia l’acquisto dei libri è ancora oggi prerogativa del ceto medio più culturalmente elevato. Inoltre, il libro è sempre un regalo a basso costo e ad alto contenuto di immagine».
Le vendite, diceva, continuano anche a gennaio. Ma i librai non fanno i saldi...
«No, ma a gennaio fanno l’inventario. E alcuni, anziché restituire il prodotto, lo offrono in promozione, con sconti fino al 30 per cento».
È legale?
«La legge nazionale lo vieterebbe, ma se il libraio lo comunica per tempo all’amministrazione locale, gli è consentito».
Si temeva una débâcle all’inizio del 2009.
«Come qualsiasi imprenditore in questo periodo, i librai hanno agito con prudenza e prenotato con cautela. E gli editori hanno tagliato sulle spese, comprese quelle di marketing. Però terremo fede agli impegni presi in precedenza con gli autori».


Come vede il futuro?
«A marzo-aprile, con le prime settimane di bel tempo, c’è sempre un periodo fiacco. Ma è così ogni anno. A maggio ci aspettiamo la ripresa. E comunque è necessario avere fiducia. Dopotutto sono proprio i libri a capire le crisi. Ad esempio La deriva americana di Paul Krugman».

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