Immaginate unorchestra sinfonica. Da strane diavolerie sulla scena, manovelle e trombe, partono le più impensabili «gazzarre». Ululati, gorgoglii, fruscii, ronzii. È scandalo, scoppia il finimondo e in sala piove di tutto; fuori contestazioni e tafferugli. Succedeva ieri, ma molto tempo fa: era il 1914. Avvenimento al teatro Dal Verme: dopo qualche test, veniva fatto ascoltare in una grande città lIntonarumori, strumento realizzato dal futurista Luigi Russolo: «nonno» della musica concreta, precursore concettuale di quella elettronica. Questanno è il sessantesimo della sua scomparsa.
Sdoganato o semplicemente riscoperto, a questo milanese di adozione gli studiosi hanno dedicato nuovo interesse. Dopo unesposizione al Mart di Rovereto e una Londra, cè già chi pensa di farne unaltra. «Vorremmo organizzarla sullultima parte della sua produzione, quando si ritirò sul lago Maggiore, in Lombardia - spiega Anna Gasparotto, pronipote dellinventore-pittore e, accanto allo studioso darte contemporanea Franco Tagliapietra, curatrice dellesposizione trentina e dei suoi materiali -. Di Portogruaro, visse a Parigi, a DAragona, poi nella regione». Il periodo milanese fu tra i più importanti. Figlio di un organista, i suoi fratelli Giovanni e Antonio studiarono al conservatorio Giuseppe Verdi: raggiunse i genitori in città a 16 anni. Della sua famiglia dorigine vive nel capoluogo la nipote Adriana, 91 anni.
Gasparotto: «Aveva lo studio in via Stoppani, dove realizzò con laiuto del poeta Ugo Piatti il prototipo dellIntonarumori». Del debutto al Dal Verme si trovano tracce nel diario della moglie («Aneddoti sulla vita artistica di Luigi Russolo») che donò a Milano unopera pittorica titolata «Autoritratto con teschi». Spiega Tagliapietra: «Ha intuito che, nellestetica della città, legato al movimento cè il rumore. Da qui il suo impegno per dargli forma». Il futurista scrive il trattato sulla sua arte e lapice lo raggiunge creando il Rumorarmonio. «Di questi strumenti - conclude lo studioso - non è rimasta traccia. Con i progetti recuperati ne sono stati realizzati di nuovi da Pietro Verardo, docente al Conservatorio di Venezia». Sullo spessore di Russolo-musicista ha speso parole anche un compositore come Armando Gentilucci nel suo saggio l«Introduzione alla musica elettronica»: «Non si cimentò mai in opere organiche, per cui la sua importanza è legata allidea anticonformista, al coraggio con cui condusse la guerra alla tradizione».
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