nostro inviato a Torino
Di noi italiani si è soliti dire tante cose, la più classica è che siamo un popolo di santi, poeti e navigatori. Poi si aggiunge quello che brilla in quel determinato momento, velisti in coppa America e schermidori alle Olimpiadi estive, anche pattinatori qui a Torino dopo la terza medaglia di Fabris (meno di cento gli agonisti tesserati!) ma, storicamente, mai e poi mai un popolo di fondisti. Del resto la verità, da noi ormai disattesa dai fatti, è racchiusa negli stessi nomi dati ai due sci: sci alpino e sci nordico e lItalia non è certo un Paese scandinavo al punto che quando Nones vinse la 30 km nel 68 a Grenoble tutti i giornalisti italiani, eccetto uno, erano a seguire la discesa per intervistare il francese Killy.
La svolta nell85 grazie, in un certo senso, allamericano Bill Koch, argento nella 30 km di Innsbruck, il vero inventore del passo spinta che liberò il resto del mondo dal passo alternato tenacemente difeso nel Nord Europa. Grazie allo skating Maurilio De Zolt si scoprì un grande e la staffetta pure. Ai Mondiali di ventun anni fa argento e bronzo per il veneto (15 e 50 km) e argento a squadre. Due anni ancora e lattuale ct Albarello, un artista dellalternato, trionfa ai mondiali di Oberstdorf nella 15 e De Zolt nella 50. Le donne faranno capolino nel 91, con i primi podi di Manuela Di Centa e Stefania Belmondo.
Tre lustri fa, per quanto il fondo fosse già una splendida realtà, lItalia era ubriaca di gioia e passione per Tomba e i fondisti venivano visti come i cugini della fatica, capaci di stupire e strappare applausi per poi tornare, chiusi i campionati o i Giochi, nellanonimato delle valli. Gli sponsor, la stampa e gli appassionati avevano una forte vocazione alpina. Non cera nulla da fare: i soldi e le attenzioni non erano divise in base alle medaglie. È così tuttora: la federscì riserva 700mila euro al settore nordico e tre milioni e 200mila a quello alpino. Però dalle Olimpiadi del 92 ad Albertville (che i più ricordano per gli ori di Tomba e Compagnoni piuttosto che per quello della Belmondo) a Torino 2006, il fondo finisce sugli scudi con un totale di 31 podi e lalpino cola a picco qui in Piemonte con uno zero, per un bottino totale di appena 14 medaglie. E così il ct Albarello può concedersi il lusso di dire che «il solo rammarico è per il podio sfumato di Piller Cottrer». Il rammarico del suo collega Roda è invece per tutto quello che non è stato, tanto che il quinto posto di Piller ieri finisce nellombra quanto il quinto di Rocca in combinata è il meno peggio fatto dai cugini ricchi, coccolati e ormai perdenti.
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