da Roma
Neanche un filo di tensione negli occhi. Neanche un attimo di smarrimento dinanzi alla carica dei cento e uno flash dei fotografi assatanati. Solo quel briciolo di paura che attraversa ogni impresa impossibile. Roberto Donadoni, il nuovo ct del calcio italiano, è il volto antico del ragazzo di talento, dotato di un carattere di ferro, diventato nel frattempo uomo e anche allenatore. Sa di rischiare tutto, le medaglie sul petto col Milan, e il futuro in panchina, durante i prossimi due anni, senza paracadute. «È meglio partire da una coppa del mondo che dal nulla» chiosa alla Catalano, sembra unovvietà, forse è la sua forza, la forza dei ragionamenti terra terra, semplici, protezione per uno che non sarrende mai. Neanche dinanzi alla difficoltà di apparecchiare un girone di qualificazione europea nel caos totale, date dellinizio dei campionati che slittano in avanti. «Abbiamo un calendario definito: amichevole il 16 agosto, poi si parte con due sfide serie, il 2 e il 6 settembre, a Parigi contro la Francia. Con il campionato ancora fermo sarà più difficile. Non avremo scelta: dovremo sbagliare il meno possibile. Dovremo essere tutti molto bravi» è la sua risposta a questa partenza che non è in salita, impenna addirittura, ci vorrebbe uno esperto del ramo come Valentino Rossi per venirne fuori alla grande.
Firmato il contratto (due anni, cifra sui 600mila euro), sagomato lo staff da definire entro fine settimana, per Donadoni e la sua Italia ci sono subito un bel po di nodi da sciogliere. Il primo riguarda il modulo. «Ho le mie idee ma partirò dallo schieramento e dal lavoro di Lippi» è la sua premessa che vuol dire via a settembre senza grandi cambiamenti, per le modifiche meglio aspettare il 2007. Stessa nazionale, allora. Ma con Totti da convincere a restare in azzurro. «Parlerò con i tecnici, poi con i calciatori, farò il giro dei ritiri, segnalerò il valore nellindossare la maglia azzurra di campioni del mondo, aprirò le porte a tutti. Io so cosa vuol dire indossare quella casacca: quando mi succedeva, e sentivo linno, mi ripetevo sotto voce, non puoi sbagliare» la sua agenda dei primi passi nel ruolo. Il giro dei ritiri può risultare anche suggestivo ma resta Totti, con la sua voglia di chiudere la carriera, da convincere. «Dubito che la sua scelta sia irremovibile, ne parleremo tutti insieme, lui è un patrimonio del calcio italiano, ha un potenziale non ancora espresso» le risposte infiocchettate dinanzi a una platea che ha il chiodo fisso di Francesco.
Totti, ma non solo Totti. Anche Del Piero. Anche Del Piero in serie B con la Juventus. «Saranno tutti investiti della stessa responsabilità e se ci saranno partenze verso lestero seguirò il loro rendimento» la garanzia che ha un valore ecumenico. Nessuno si senta escluso, insomma. O tagliato fuori dalla bufera dello scandalo. Con una raccomandazione finale per Materazzi e questo duello infinito con Zidane che è diventato anche un po noioso. «I due protagonisti sanno quel che è successo, ciò che si son detti. Anchio ho giocato a calcio, anchio sono stato provocato ma non mi è mai passato per la testa di tirare una testata, semmai un ceffone. Zidane ha riconosciuto lerrore, è stato un brutto episodio, ora basta» la chiusa di Donadoni. Che vuole anche mettere in soffitta Livorno e lesperienza con Spinelli.
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