L’ossessione degli Oasis si chiama ancora Beatles

L’ha fatto di nuovo. In una recente intervista alla tv spagnola, Noel Gallagher ha dichiarato che questa potrebbe essere l’ultima tournée degli Oasis. Sarà vero? Forse no, in fondo non è la prima volta che lo dice, ma indubbiamente i fortunati che sono riusciti ad accaparrarsi il biglietto per il concerto di domani sera avranno una ragione in più per godersi l’evento.
Il Palalottomatica sarà stracolmo e la band di Manchester suonerà sei brani del nuovo disco, Dig out your soul, e i grandi classici del repertorio. Il finale dello spettacolo sarà da brividi, con tutte le hit in rapida successione: Wonderwall, Supersonic, Don't look back in anger, Champagne supernova. La chiusura è affidata a un brano dei Beatles, la band cui gli Oasis si ispirano e vorrebbero somigliare: il sipario cala su I am the walrus, uno dei picchi psichedelici dei quattro di Liverpool.
Lennon e McCartney sono sempre al centro dei pensieri di Liam Gallagher, se è vero che a gennaio il cantante ha dichiarato: «noi suoniamo come i Beatles ma senza fare riferimenti precisi a loro. Noi siamo punk, suoniamo più velocemente».
E a proposito del nuovo album, questa è l'opinione di Noel: «oggi scriviamo e facciamo solo quello che amiamo. Ti siedi e domandi a te stesso: allora, perché lo fai? Perché mi piace da impazzire. C’è qualcosa di diverso che vorrei fare? No».
Le canzoni, sempre secondo il parere del chitarrista-compositore, sono molto diverse rispetto a quelle del precedente album: «volevo scrivere musica che avesse del groove e non seguisse il tradizionale modello strofa, ritornello e middle eight. Cercavo un sound che fosse più monocorde, più ipnotico e ossessivo, più incalzante. Canzoni che potessero catturare l’attenzione in modo differente. Brani con i quali va cercata una certa complicità interiore, che vanno cioè sentiti. Questo elemento rappresenta probabilmente l’aspetto innovativo principale rispetto a Don’t believe the truth».
Dopo vari cambi di formazione, oggi gli Oasis sono Liam e Noel Gallagher (rispettivamente voce e chitarra, anche se limitare Noel al ruolo di chitarrista è decisamente riduttivo), Gem Archer alla chitarra, Andy Bell al basso e Chris Sharrock alla batteria. Sul disco, alla batteria c’è invece Zak Starkey, figlio d’arte di Ringo Starr e collaboratore della band già da qualche anno. Noel aveva chiesto a Starkey di diventare il quinto membro degli Oasis, ma il batterista ha preferito ritagliarsi il ruolo di collaboratore, per poter lavorare anche con gli Who.
Tra le idee bizzarre di Noel Gallagher, la più recente riguarda l’amato Manchester City (la squadra che ha tentato invano di acquistare Kakà a suon di sterline). Il leader degli Oasis vorrebbe mettere in piedi una band di tifosi del City, coinvolgendo altri grandi musicisti uniti dalla stessa passione calcistica, per incidere l’inno ufficiale della squadra. Tra i papabili, Johnny Marr degli Smiths, Rick Wakeman degli Yes e Damon Gough (più noto come Badly Drawn Boy). Chissà che non prenda forma un supergruppo destinato a soppiantare gli stessi Oasis.

Sempre che Noel non decida prima di dedicarsi alla carriera solista: «ho molte canzoni da parte - ha dichiarato di recente - messe lì a far niente. Probabilmente potrei farci un album, sarebbe davvero bello poterle pubblicare».
Il concerto romano sarà aperto dall’esibizione dei Free Peace, band emergente di Liverpool.

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