L’Ue dà ragione a Unicredit: «illegale» il no della Polonia

L’ostacolo posto dal governo polacco alla fusione Pekao-Bph è illegale e punta a garantire «un interesse incompatibile» con la legge europea. È questa la conclusione, anticipata ieri da il Sole24 Ore Radiocor, cui arriverà oggi la Commissione Ue nella vicenda che vede opposto Unicredit al governo di Varsavia, che avrà due settimane di tempo per la replica. Successivamente, Bruxelles potrebbe chiedere formalmente alla Polonia di «ritirare qualsiasi misura volta a mettere in pratica la clausola di non concorrenza» concordata nel 1999 ai tempi della privatizzazione di Pekao. Allora, la banca guidata da Alessandro Profumo si era impegnata a non effettuare per i successivi 10 anni ulteriori acquisizioni in terra polacca. Secondo l’Ue, tale accordo può impedire «o pregiudicare in modo serio la fusione Unicredit-Hvb», operazione per la quale Bruxelles ha già concesso il proprio via libera, poiché la prospettiva di un lungo contenzioso legale sulle interpretazioni della clausola di non concorrenza potrebbe spingere Unicredit a liberarsi delle quota Bph per evitare effetti negativi sull’immagine del gruppo e anche in Borsa.

Per la Commissione, inoltre, tale vincolo ha l’obiettivo di «proteggere il mercato polacco dalla concorrenza» e contrasta con le leggi europee sulla libera circolazione dei capitali e sulla libertà di stabilimento. Oltre alla decisione Ue, entro oggi è anche atteso il pronunciamento della commissione di supervisione polacca sulla richiesta di Varsavia di sospendere o di rifiutare l’autorizzazione alla fusione.

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