L’ultima sfida dei Rem: un disco per immagini

Questa è la nostra idea di album del dopo Duemila

L’ultima sfida dei Rem: un disco per immagini

Pubblicano uno splendido cd, Collapse Into Now, per annunciare la fine del cd. Solo i Rem di Michael Stipe che dalla piccola Athens, Georgia, hanno conquistato il mondo con le loro ballate-ricostituenti generazionali, potevano architettare un colpo del genere. Dodici quadretti segnati da un’inquieta malinconia tra melodismo e rock sgolato, tra ballata d’autore e ritmo, in un continuo botta e risposta di cuore ed energia con ospiti come Patti Smith, Eddie Vedder dei Pearl Jam, l’alternativa Peaches. Ma Stipe il guru - che ha venduto milionate di dischi senza vendere l’anima - guarda oltre. C’è la crisi, e anche la musica deve cambiare.
Così per ognuno dei 12 brani ha preparato un video - ma lui lo chiama minifilm - con attori e registi di culto. L’elegante ballad ÜBerlin è già uscita con protagonista Aaron Johnson per la regia di Sam Taylor-Wood (rispettivamente l’attore e la regista di Nowhere Boy, il recente ed evocativo film sull’infanzia di John Lennon), seguita da It Happened Today girato da Tom Gilroy, e i prossimi usciranno uno dopo l’altro con artisti del calibro di James Franco e James Herbert, mentre Stipe punta sempre di più a un rock multimediale legato anche alla fotografia (soprattutto in bianco e nero) e all’architettura.
Mr Stipe, un minifilm per ogni canzone: una grande opera. Ma allora il disco è proprio finito?
«Collapse Into Now vuol dimostrare come deve essere un cd del Ventunesimo secolo. Il disco tradizionale va scomparendo ed è fuori dalla mentalità dei giovani d’oggi, che comprano i singoli o scaricano i brani preferiti dal web. Unire musica, cinema e tecnologia mi pare una sfida interessante per affrontare la crisi».
Bisogna poterselo permettere. Voi lo fate dopo 30 anni di carriera.
«Bisogna adeguarsi ai tempi, non si può lasciare la musica in mano alla tv che spesso la trasforma in semplice merce di consumo».
E che cos’è la musica, e il rock in particolare, per lei?
«Evitare la nostalgia e cantare il presente. Essere ben calati nell’attualità per raccontarne tutti gli aspetti con i suoni adatti ma anche globalmente: ovvero esprimere emozionalità, spiritualità, rabbia, gioia per capire chi siamo e dove siamo. Il rock, e questo disco, sono una mappa del presente».
E come vede il presente?
«L’America è in crisi e tutto il mondo ne risente. Bush e Cheaney volevano trasformare il mondo in un loro impero e le conseguenze si sentono ancora adesso e Obama non riesce a fare molto meglio. Ci vorrebbe Superman per rimettere a posto la situazione».
Però nei vostri brani c’è sempre un fondo di speranza.
«Certo, non siamo nihilisti, denunciamo i problemi e cerchiamo, nel nostro piccolo di r’n’r band, di sensibilizzare la gente».
Questo è l’obiettivo di Collapse Into Now?
«Sì, un lavoro che fa pensare, organico e globale, con umori molto diversi perché è stato registrato in luoghi completamente diversi tra loro come Berlino, New Orleans, Nashville, con amici che hanno la nostra stessa visione della vita come Eddie Vedder e Patti Smith, artisti sempre sulle barricate del sociale e della creatività, e la fantastica Peaches coi suoi trucchi elettronici».
Lei di recente s’è buttato seriamente sulla fotografia.
«Sono affascinato dall’immagine digitale che ha completamente cambiato il modo di fare fotografia. Ora voglio studiare il modo di applicarla alla nostra musica. Così come del passato mi affascina l’architettura Bauhaus, che farà capolino in qualche video».
Il vostro bassista Mike Mills di recente ha collaborato coi Tired Pony, questo vi ha influenzato in qualche modo?
«Mills rimane il mio cantante preferito.

Tutto ci influenza, ma i nostri brani hanno da sempre uno stile caratteristico, suonati prevalentemente su giri di accordi in minore, a tempo medio, enigmatici. Una specie di ballate semi filk rock. Questo è ciò che la gente pensa del nostro stile e più o meno è la verità, naturalmente guardando sempre avanti».

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