Dal laboratorio alla pratica: il difficile trasferimento delle conoscenze

C hi si occupa di ricerca scientifica, in particolare nel settore della biomedicina, inevitabilmente si deve confrontare con la «ricerca traslazionale». Negli ultimi anni questa espressione ha avuto un notevole successo per indicare il trasferimento dei risultati delle ricerche sperimentali alle applicazioni. In campo biomedico, dove le applicazioni sono di tipo clinico, è ricorrente l'espressione dal bancone al letto del malato (from bench to bedside) per indicare il percorso che la ricerca traslazionale intende promuovere. Si tratta di un problema di primaria importanza sia perché talvolta scoperte potenzialmente utili non riescono ad essere tradotte in applicazioni cliniche, sia perché, quando tale trasferimento avviene, i tempi sono spesso estremamente lunghi, a fronte dell'urgenza delle esigenze che il settore sanitario pone . Le più prestigiose riviste scientifiche ed in particolare The Lancet, hanno individuato nella ricerca traslazionale una delle maggiori sfide per la ricerca scientifica (non solo biomedica) nei prossimi decenni. Il dottor Carlo Petrini, responsabile dell'unità di bioetica dell'Istituto Superiore di Sanità, ha evidenziato, in una lettera pubblicata in The Lancet, come la bioetica abbia un ruolo essenziale nella ricerca traslazionale. Infatti i problemi di etica che sorgono nel trasferimento delle conoscenze dal laboratorio alla pratica clinica, e da questa alle politiche sanitarie, sono numerosi. Uno dei più rilevanti riguarda i rischi per i pazienti: un'accelerazione nell'applicare i risultati delle ricerche alla pratica clinica può significare una minore attesa nell'attuare i benefici derivanti dalle ricerche stesse, ma può anchecomportare minori garanzie di sicurezza, e quindi maggiori rischi, per le persone sulle quali i risultati delle ricerche sono applicati. Al problema del rischio è connesso il problema dei benefici attesi: è necessario non soltanto un bilanciamento favorevole tra benefici e rischi, ma anche il fatto che i benefici possano essere direttamente fruiti dai soggetti sui quali le ricerche vengono effettuate.

Ciò significa che il disegno sperimentale deve essere tale da porre come priorità il bene dei partecipanti: è questo un criterio fondamentale nella bioetica. Si può temere che interessi commerciali e conflitti di interessi e portino a sfruttare il più presto possibile i frutti delle nuove scoperte portano.
gloriasj@unipr.it

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