L'amore folle, quando la passione s'impossessa del cinema

Nel secondo volume per tematiche pubblicato da Gremese la storia dei legami celebri e delle infinite sfaccettature dei sentimenti come le hanno raccontate i grandi registi

Metti l'amore folle al cinema. L'amour fou dei francesi. Che poi era anche un film di Jacques Rivette, uno dei padri della nouvelle vague. Metti l'amore folle che non è catalogabile. Perché è vario. Troppo vario per sfuggire alle categorie. E ognuno può costruirsi le proprie. È questo il senso che esce dal volume «L'amore folle al cinema» (Gremese, pp. 127, euro 18,50), secondo titolo della nuova collana appena inaugurata dalla prestigiosa casa editrice romana, specializzata nel settore cinematografico. Giusy Pisano, maitre de conference all'università di Lilla, ha strutturato il discorso su quattro diversi tipi di amore. L'inverosimile. L'impossibile. L'anticonformista. L'amore fino alla morte.
Citarne i titoli sarebbe inutile. Troppi. Un elenco sterminato che svuoterebbe di senso ogni discorso. Così ognuno dovrà farsi il proprio listone. Il grande schermo parla di amore da sempre. E amore non sempre è sesso. Amore non sempre è passione. L'amore non sempre è a lieto fine. Insomma è amore omosessuale («I segreti di Brokeback mountain»), amore a tre («Jules et Jim») , l'amore fino alla morte («Il postino suona sempre due volte»), l'amore vampiresco («Nosferatu») e l'amore post mortem («Always»). Infiniti modi di amare. Come quello poetico. Quello romantico. Quello ai confini della vita e del crimine. E le coppie. Come Bonnie and Clyde. O Thelma e Louise. Come le milioni di coppie che hanno affollato il cinema di sempre. William Holden e Audrey Hepburn in «Sabrina», Richard Gere e Julia Roberts di «Pretty woman», Gregory Peck e Audrey Hepburn di «Vacanze romane». E si potrebbe continuare.
Forme di amore su tutte le taglie. Forme di amore in tutti i contesti. Dalla Città eterna alla città e basta. Dal deserto ai letti di prostitute pentite e casalinghe brutalizzate. Forme di amore per tutti i gusti. Per assaporare il gusto amaro di qualcosa che si perde dopo il brivido più pungente. E lasciare il solco della nostalgia. Della malinconia. Dettata dal rimpianto, perché le sensazioni più belle sono poi svanite. Per colpe e responsabilità. Per distrazioni e leggerezze. E hanno seminato il dolore, senza saperlo. Hanno seminato il dolore e una ferita che mai abbandonerà i cuori che hanno amato. E che forse ameranno, ma non più allo stesso modo. Perché l'amore lascia un solco. Lo incide. Lo scava. E resta. Immutabile nei secoli. Qualsiasi evento accada. Qualsiasi sorte tocchi agli umani. E si ripresenta agli occhi della memoria e del presente.

Di un passato che non sbiadisce. E di un futuro che si vorrebbe identico a certi ieri. È il mistero magico dell'amore. Quello di cui il cinema ha offerto, e continua a offrire nelle sue infinite varianti, un campionario senza confini.

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