Colpevole di tutto. L'eminenza grigia del male. L'economista Milton Friedman, fondatore della Scuola di Chicago, premio nobel per l'economia nel 1976, divulgatore televisivo di grande successo, è il cattivo per eccellenza del XX secolo. È il padre del neoliberismo selvaggio, della politica economica di Pinochet, della distruzione del welfare, della deregulation in tutti i settori, della sfiducia verso lo Stato, dell'odio verso le tasse e certamente abbiamo dimenticato qualcosa.
In realtà, l'intervista a Playboy e i brevi saggi raccolti in Non esistono pasti gratis (introduzione di Lorenzo Maggi, Liberilibri, pagg. 168, euro 16; in questa pagina potete leggerne un estratto) dimostrano che Friedman non è affatto il babau del Novecento. La sua missione era l'ampliamento della libertà individuale, cercando di correggere gli ostacoli. E l'ostacolo numero uno, paradossalmente, è lo Stato, con la sua burocrazia, la sua pretesa di infilarsi ovunque, la sua tassazione esorbitante e immorale. In Non esistono pasti gratis, Friedman propone il buono scuola per incentivare la scuola privata, l'imposta negativa sul reddito, una politica monetaria meno discrezionale, la lotta contro i monopoli, la flat tax; stigmatizza gli effetti disastrosi delle leggi sul salario minimo e dell'inflazione; segnala l'andamento controproducente del sistema pensionistico puramente pubblico.
Sono solo alcuni dei temi toccati da Friedman. Tutta roba della massima attualità. Tutta roba scottante nel senso che dà sempre vita a dibattiti feroci. Certo, sfogliare questo libro è come camminare in un altro mondo rispetto all'Italia. Giustamente ci lamentiamo del degrado dell'istruzione o della sanità. Pensiamo sempre che la soluzione sia più Stato, più leggi, più regole. Friedman ci mostra le cose da un altro punto di vista.
Tutto è affidato all'intraprendenza, e perfino all'avidità, del singolo. In questo mondo, più libero, funziona meglio proprio la protezione dei più deboli. Non dite che non è vero. Come minimo non lo sappiamo, visto che non siamo mai usciti dai confini dell'assistenzialismo.
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