Che Natale sarebbe senza l'Artigiano in Fiera? Ieri la tradizionale manifestazione natalizia ha preso il via nei 7 padiglioni di Rho. Così come succede ormai da 26 anni. Oggi, chi entra qui a curiosare fra gli stand dei 2.350 artigiani provenienti da 84 paesi di tutto il mondo tiene per mano i bambini come un quarto di secolo fa i nonni hanno fatto con loro. «Non è da tutti, dopo un quarto di secolo di storia alle spalle, riuscire a innovarsi e a mantenere questo appeal rendendo Artigiano in Fiera una destinazione imperdibile per i milanesi nel periodo natalizio», ha commentato il sindaco Sala intervenuto all'inaugurazione ieri mattina.
Gli ha fatto eco Attilio Fontana, presidente della Regione. «Da sempre è l'evento più amato dalla nostra gente. Un appuntamento che va oltre una fiera, è un modo per esprimere i territorio, il meglio della propria regione, del proprio Paese». Già, perchè qui, ormai tutti sanno che non è solo un semplice giro del mondo tra i vari prodotti e le varie merci. Qui ci sono storie. Oggi ancora più di ieri, con tanti tantissimi giovani che si sono reinventati un mestiere rispolverando e rinnovando le tradizioni. Sono ben 700 gli under 35 e 510 i nuovi espositori.
«Artigiano in Fiera è il luogo della valorizzazione dell'economia incentrata sulla persona e sul territorio ha ricordato il presidente di Ge.Fi. Gestione Fiere Spa, Antonio Intiglietta, ideatore della kermesse nel 1996 - Si conferma come la più grande rappresentazione di culture di tutto il mondo. In questo contesto di precarietà c'è chi costruisce. Noi, in particolare, stiamo costruendo la pace, perché stiamo mettendo insieme coloro che danno un senso al proprio lavoro e alla propria comunità locale».
Qui, c'è un pezzo di futuro tessuto nelle stoffe, costruito con il legno, decorato, cucinato, inventato, a volte con grande difficoltà e fatica. Basti pensare alle 18 imprese provenienti dall'Ucraina e ospitate dalla Fiera. Qualche esempio? Il giovane che ha lasciato gli studi universitari e ha comprato per gioco un campo agricolo. Dalla sua passione nasce «Rossopuro», azienda agricola di Castelfiorentino, nel cuore delle colline toscane, che coltiva zafferano per la produzione di stimmi di alta qualità. Oppure un ex trasportatore che, rimasto disoccupato, si è appassionato al mondo delle api. Ora dai suoi alveari nascono miele e olio di qualità. O la famiglia che ripropone il cioccolato nella ricetta rinascimentale, le tre mamme che si sono incontrate al nido (due architette e un'impiegata) e dopo il lockdown si sono inventate un laboratorio creativo, che progetta, disegna e realizza capi di abbigliamento per bambini. Ce ne sono a decine.
Tanto che da una visita all'Artigiano in Fiera non si porterà via solo un oggetto, a racconti e storie di un settore fondamentale nel nostro Paese.
«Il Paese non può che ringraziare i tantissimi imprenditori che fanno della memoria antica un mestiere in grado di regalare prodotti di qualità legati a un territorio - ha scritto nel suo messaggio il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, impossibilitato a intervenire - Lavorerò con il massimo impegno per tutelare il settore dell'artigianato che rappresenta pienamente il genius loci caratteristico dell'italiano» e perchè «venga protetto, tutelato e supportato sia a livello europeo che a livello internazionale».
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