Lasciamo i popoli al loro destino

E se lasciassimo i popoli liberi di deci­dere il loro futuro e di costruirselo con le loro primavere e i loro autunni, le loro rivoluzioni e le loro restaurazioni?

E se lasciassimo i popoli liberi di deci­dere il loro futuro e di costruirselo con le loro primavere e i loro autunni, le loro rivoluzioni e le loro restaurazioni?
Lo dico dopo l’agguato sanguinoso di Bengasi, ma lo scrivevo già prima.
Se facciamo un bilancio complessivo del ventennio e più del nostro interventi­smo, dall’Irak alla Libia, dall’Afghani­stan al Libano e ai Balcani, i danni sopra­vanzano i vantaggi: più vittime, più traffi­co d’armi, più costi umani e militari, più violenza contro l’ingerenza nostra, più terrorismo di ritorno. Ogni corso forzato di occidentalizza­zione ha prodotto la spinta opposta, la ra­dicalizzazione dell’islamismo. Ne è val­sa la pena? Non penso che la Tunisia, l’Egitto,la Libia stiano meglio oggi di ieri, e in ogni caso lasciate che siano loro a de­ciderlo.

Abbiamo contribuito a devastare l’Irak, abbiamo esacerbato i rapporti con l’Iran,non abbiamo risolto il caso af­ghano e siamo impotenti davanti al caso siriano. Non sarebbe meglio difendere con le armi chi ci colpisce con le armi, ma senza andare a giocare sul suo terreno, a sfruculiare i fanatici con le missioni uma­nitarie, bombe incluse?
Non partecipiamo allo scontro dittato­ri- fanatici, o meglio mezze dittature e mezzi integralismi. Risparmiamoci san­gue, soldi e odio.

In un momento di grave crisi economi­ca, non andiamoci a

infilare come sala­mi nel sandwich tra la speculazione fi­nanziaria dall’alto e la spinta fanatica dal basso,più contorno d’invasione dei pro­fughi e dei prodotti cinesi.
Tiriamoci fuori, restando sovrani in ca­sa nostra

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