Contratto sanità: Cgil, Uil e Nursing Up bloccano ancora gli aumenti

Fallito il tavolo all’Aran. La Cisl: “Danneggiati oltre 700mila lavoratori, unendo le due tornate di rinnovi sarebbero 300 euro in più in busta paga”. Nursind: “Chiediamo a governo e Regioni di distribuire le risorse stanziate in manovra”

Contratto sanità: Cgil, Uil e Nursing Up bloccano ancora gli aumenti

Nuova battuta d'arresto per il rinnovo del contratto della sanità pubblica. Dopo mesi di trattative e con il tavolo negoziale riaperto, la sottoscrizione dell'accordo è stata nuovamente bloccata da Fp-Cgil, Uil-Fpl e Nursing Up.

"Una decisione grave e irresponsabile, che danneggia oltre 700mila lavoratori e professionisti della sanità pubblica", ha dichiarato in una nota la segreteria nazionale della Cisl-Fp, commentando lo stop definitivo all'iter per il rinnovo.

Secondo la Cisl-Fp, il blocco dell'accordo comporta conseguenze pesanti per il personale sanitario: "In questi mesi abbiamo lavorato con responsabilità per costruire un contratto che rispondesse concretamente ai bisogni del personale. Bloccare oggi la firma, senza prospettare soluzioni alternative realizzabili, significa negare gli arretrati, impedire l'aumento degli stipendi e privare i lavoratori della rivalutazione delle indennità".

L'obiettivo, secondo il sindacato, dovrebbe essere "chiudere il contratto per riavvicinare le tornate contrattuali e aprire subito il negoziato per il triennio 2025-2027, in linea con quanto già avviato nel comparto delle funzioni centrali, dove si sta lavorando al nuovo patto per il lavoro pubblico in attesa dell'atto di indirizzo per il prossimo rinnovo". Tale percorso potrebbe garantire "aumenti medi, sommando le due tornate contrattuali, di oltre 350 euro mensili".

Per la Cisl-Fp, la responsabilità del blocco è chiara: "Con le risorse di bilancio già disponibili, Fp-Cgil, Uil-Fpl e Nursing Up stanno scegliendo deliberatamente di bloccare il contratto senza una strategia credibile, danneggiando direttamente il personale sanitario". Il mancato rinnovo, sottolinea il sindacato, sta già avendo effetti concreti in diverse regioni, con "il rischio di sospensione dell'erogazione delle indennità, come recentemente accaduto nel Lazio con il pagamento dell'indennità di pronto soccorso".

Senza la firma del contratto, vengono inoltre negati diritti fondamentali conquistati nella trattativa, tra cui "il patrocinio legale gratuito e l'assistenza psicologica per il personale sanitario vittima di aggressioni". Per questo, la Cisl-Fp chiede conto ai sindacati che hanno deciso di bloccare l'accordo: "Chi oggi blocca il contratto dovrà spiegare ai lavoratori perché li sta privando di questi strumenti di tutela essenziali".

Anche il Nursind ha espresso una dura critica nei confronti delle sigle che hanno bloccato il rinnovo. "Sono caduti tutti gli alibi e chi, anche oggi, ha sprecato l'ultima chiamata e deciso irresponsabilmente di non sottoscrivere il Ccnl del comparto non solo si è assunto una enorme responsabilità di cui dovrà dare conto ai lavoratori, ma ha anche decretato la morte del ruolo dei sindacati nella contrattazione", ha dichiarato il segretario nazionale del Nursind, Andrea Bottega, commentando il fallimento del tavolo convocato questa mattina all'Aran.

"L'incontro odierno – ricostruisce Bottega – ha confermato quanto abbiamo sempre sostenuto: le risorse, che anche noi reputiamo insufficienti, non aumenteranno perché qualcuno fa la voce grossa o punta i piedi. E bacchette magiche non ce ne sono". Non solo, prosegue, "ma anche la parte ordinamentale del contratto non sarà oggetto di modifiche tant'è che l'Aran, su mandato delle Regioni, ha riproposto il testo frutto della trattativa di gennaio. Ecco perché la decisione di non firmare neppure stamani di fatto preclude ogni possibilità di futura negoziazione. Un vero e proprio 'suicidio', naturalmente non nel nostro nome, ma – ed è un paradosso - nel nome di quelle sigle che a partire dagli anni '90 hanno voluto con forza l'attuale sistema di contrattazione".

"A questo punto – evidenzia il segretario del Nursind – non ci resta che chiedere un intervento a governo e Regioni per distribuire le risorse stanziate in manovra. A spingerci in questa direzione è il senso di responsabilità che sentiamo nei confronti dei lavoratori, una responsabilità che, evidentemente, non ha guidato le sigle sindacali che hanno scelto, in maniera per noi scellerata, di non sottoscrivere il Ccnl sulla pelle dei professionisti".

"È emblematico il caso del personale di pronto soccorso che per primo purtroppo sta pagando il prezzo della mancata ratifica dell'intesa, non potendo percepire l'aumento dell'indennità in busta paga. Come ha ribadito ancora una volta oggi l'Aran, infatti - conclude Bottega -, questo incremento è legato al rinnovo del contratto in quanto rientra nei finanziamenti stabiliti dall'atto d'indirizzo delle Regioni e certificato dalla Ragioneria dello Stato".

Un panorama complesso

La mancata intesa nel settore sanitario si inserisce in un contesto più ampio di difficoltà nel rinnovo dei contratti pubblici. Cgil, Uil e i sindacati di base continuano a protestare contro i ritardi nei rinnovi contrattuali in settori come scuola ed enti locali, contribuendo, secondo alcuni osservatori, allo stallo negoziale con posizioni rigide che frenano i negoziati. Attualmente, sono bloccati aumenti contrattuali per un totale di 5,1 miliardi di euro.

Il rinnovo del contratto per le Funzioni centrali potrebbe rappresentare un modello per gli altri comparti della Pubblica amministrazione, ma le difficoltà restano. Oltre 2,3 milioni di dipendenti pubblici attendono ancora un aggiornamento contrattuale, tra cui quelli del comparto sanità. La spaccatura tra i sindacati, accentuata anche dalle prossime elezioni per il rinnovo delle Rsu previste per aprile, rischia di rallentare ulteriormente il processo.

Uno spiraglio potrebbe arrivare dalla legge di Bilancio 2025, che ha già stanziato 11,6 miliardi di euro per i rinnovi

contrattuali fino al 2030. Tuttavia, come sottolineato da Aran e dai sindacati firmatari del contratto delle Funzioni centrali, la priorità resta "accelerare i controlli per avviare le trattative per il triennio 2025-2027".

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