Lazio Calcio, la procura di Roma apre un dossier per aggiotaggio

Attese le conclusioni Consob su un gruppo ungherese che vorrebbe acquisire la società

Marcello Di Dio

da Milano

Una sfida diventata acerrima. In palio le azioni della Società Sportiva Lazio. Da una parte Claudio Lotito, attuale patron del club biancoceleste, deciso a non vendere dopo aver ottenuto la maxirateizzazione con il Fisco e a non mettersi al tavolo con i possibili acquirenti; dall’altra Giorgio Chinaglia, già centravanti del primo scudetto del ’74 e uomo immagine del gruppo finanziario che vuole tentare la scalata ed è “pronto ad azzerare tutti i debiti”. Il primo è osteggiato dalla frangia del tifo biancoceleste più influente, gli Irriducibili, che nell’era Lotito hanno di fatto perso il controllo del merchandising laziale. Logico e inevitabile che Chinaglia, entrato in scena il 19 ottobre 2005 con l’annuncio di una società interessata all’acquisizione del club, sia diventato la bandiera di questa protesta (giunta fino allo sciopero del tifo nell’ultima partita della Lazio all’Olimpico).
Al di là delle dichiarazioni di rito e delle assicurazioni fornite da Chinaglia («i soldi sono stati depositati in un conto a mio nome», dice Long John, un’operazione che sarebbe supportata da bonifici e garanzie dell’InvestKredit Bank di Budapest, ndr) la vicenda resta ancora avvolta dal mistero. Tanto che la Consob (essendo il club quotato in Borsa) ha avviato un’istruttoria, mentre venerdì ha anche sospeso il titolo Lazio dalle contrattazioni.
E ieri il procuratore della Repubblica di Roma Giovanni Ferrara ha a sua volta aperto un fascicolo: l’ipotesi di reato individuata è aggiotaggio e manipolazione del mercato. Per ora nessun indagato, i magistrati attendono che la Consob fornisca le conclusioni definitive degli accertamenti svolti sull’ancora sconosciuto gruppo farmaceutico ungherese rappresentato da Long John che vorrebbe rilevare quote di maggioranza della Lazio. Lo stesso Chinaglia si era presentato venerdì negli uffici di Piazzale Clodio per presentare un esposto cautelativo con il quale avrebbe denunciato una serie di ostacoli e impedimenti sul tentativo di acquisire il controllo del club biancoceleste.
Ma la Consob sta svolgendo accertamenti anche sull’attuale pacchetto azionario della società di Formello dopo la richiesta fatta dai piccoli azionisti. Già la prossima settimana l’organismo di controllo darà il suo parere sull’eventuale esistenza di un patto parasociale occulto tra l’azionista di riferimento Lotito e Roberto Mezzaroma, cognato del patron. Lotito, tramite la Lazio Events, detiene il 29,8 per cento delle azioni (poco meno del 30, dunque, che farebbe scattare l’obbligo di Opa sulla totalità delle azioni). Mezzaroma, che ha acquistato di recente da Capitalia il 14,6 per cento, non ha però mai chiesto un posto o un rappresentante nel Consiglio del club laziale. E i funzionari della Consob hanno anche effettuato controlli nelle società di Lotito e acquisito i verbali delle ultime assemblee della Lazio.
La scalata alle azioni biancocelesti (nell’epoca precedente a quella di Lotito) fu già tentata da una fantomatica cordata di San Marino, capeggiata dall’avvocato Riccardi. L’inchiesta partì sempre da una comunicazione della Consob che segnalava anomalie nell’andamento del titolo in borsa della Lazio in concomitanza con la diffusione di notizie riguardanti il presunto interessamento di questa cordata.

Il titolo fu sospeso per lungo tempo e Riccardi, insieme ad altre quattro persone, fu rinviato a giudizio proprio con l’accusa di aggiotaggio. Alla Consob e alla Procura spetterà di appurare la serietà della nuova iniziativa.

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