Perfino Mino Raiola, il manager di Balotelli, punta il cannone contro Abete, il presidente federale. «Balotelli resterà in Italia se Abete si dimetterà». Detto come battuta, con sottofondo di verità. Ovvero: Abete non si dimetterà, e Balotelli andrà all'estero. Due verità in una sola frase, impensabile da uno che con l'italiano non ci va a nozze. Poi si è messa di mezzo la Lega calcio e sono state ben più possenti cannonate. Veleni assortiti ed ecco che la Lega serie A non parteciperà al consiglio federale della Figc previsto domani a Roma. E chiederà al governo un incontro «urgente».
Il problema delle legge sugli extracomunitari è l'appiglio con il quale brandire sciabole e rivendicazioni. Ma c'è di più: danari, voglia di contare e magari un bel saluto ad Abete che non gode più di immutabile stima.
La Lega serie A definisce «una scelta sbagliata nel merito e nei tempi» la decisione di ridurre da 2 a 1 il numero di extracomunitari tesserabili dalle squadre di serie A. La decisione, fa sapere la Lega serie A, è stata «adottata a mercato aperto senza tenere conto degli impegni nel frattempo assunti dalle società». Secondo la Lega serie A, inoltre, «al di là del merito la decisione è molto grave, perchè adottata senza alcun confronto preventivo e votata dal consiglio federale contro il parere dell'unica componente direttamente interessata alla questione».
Quanto accaduto, sottolinea sempre la Lega serie A, conferma «in maniera evidente che le attuali regole di funzionamento non tengono in nessuna considerazione il ruolo centrale della serie A nel calcio italiano» che «origina la sostanziale totalità delle risorse economiche del sistema calcio» ma conta «solo tre rappresentanti su 27 nel consiglio federale».
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