LA LEGGE DEL TENNIS

I manuali del tennis raccontano che una cosa un uomo con la racchetta non deve mai fare: non scegliere. Restare come un tordo in mezzo al campo, indeciso se andare a rete o giocare a fondo campo. È quello che Pier Ferdinando Casini non ha voluto capire. L’istinto gli suggeriva l’azzardo, il desiderio di lasciarsi alle spalle secoli di palleggi degni del miglior Barazzutti e tentare per una volta una veronica, una volée alta di rovescio incrociata. Ma non ci si improvvisa giocatori di tocco, se uno nasce democristiano ha il passante nel sangue, scambi lunghi, estenuanti, di maratona e resistenza. È così che il leader dell’Udc si è ritrovato spiazzato, alla vaga ricerca di un centro che non c’è, pronto per essere impallinato.
La politica a volte assomiglia a una partita a tennis. È questo che devono aver pensato, nel Nord Est, cattolici, imprenditori, artigiani, commercianti e tanti politici in quota Udc. Il centro di cui parla Casini è una mezza misura, una non scelta, un passo avanti e uno indietro. Insomma, il teorema né con Berlusconi né con Veltroni non ha convinto la gente del «modello Nord Est», gente pratica, gente abituata alla logica bipolare della partita doppia: in questa colonna le perdite, nell’altra i guadagni. Poi tiri giù una linea e i conti tornano.
E a quanto pare ai politici veneti dell’Udc i conti non tornavano. Risultato: quando in laguna e dintorni arriva Casini, loro scappano. Il segretario regionale Francesco Piccolo scrive una nota a tutte le agenzie e guida la diaspora: nasce il Movimento Popolare Veneto. Non manca la beffa. Il Veneto bianco su cui confidava Casini fa sapere che s’ispira alla tradizione del Ppe. E chi rappresenta in Italia i popolari europei? Casini? No, Berlusconi. È ormai chiaro che il centro è una terra di nessuno.
È il segno che questa campagna elettorale è riuscita a far passare almeno un concetto forte: il voto di mezzo è un voto sprecato. Qualche ragione c’è. Il barometro del futuro segna burrasca economica e l’incubo di buona parte degli elettori è ritrovarsi con un governo dimezzato. È la sindrome del Senato in pareggio.

L’impressione diffusa è che il centro sia un accumulatore di voti inutili.
Raccontano le cronache del tennis che solo John McEnroe sapeva galleggiare tra rete e fondo campo senza troppi danni. Ma McEnroe lo chiamavano «Genius».

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