La legge è uguale anche per i giudici

Una brutta botta, per la magistratura italiana. Abbinata nella prova referendaria al nucleare, è stata ritenuta (almeno da chi ha votato) pericolosa quanto il nucleare stesso, o ancor più. La magistratura italiana, a questo punto deve inquisire una volta tanto se stessa: per capire come mai i cittadini, che ad essa dovrebbero affidarsi, vogliono piuttosto sfidarla. (...) troppi magistrati hanno offerto troppi cattivi esempi di avventatezza, faziosità politica, presenzialismo esibizionistico, negligenza. Vi sono magistrati palesemente impari alle loro funzioni, per mancanza di equilibrio o eccesso di pigrizia, che resteranno in carriera, inamovibili, fino al compimento del settantesimo anno. Esiste, è vero, il Consiglio superiore della magistratura, che dovrebbe assicurare l'autogoverno dei giudici. Ma che, avendo una forte componente di politici puri, ed essendo politicizzato anche nei suoi membri togati, non dà garanzie sufficienti di equità né di severità. Non è il giudice dei giudici, è il loro padrino. Siamo contrari ad una forma di responsabilità civile e pecuniaria dei giudici. Non è questa la strada da seguire, a nostro avviso. I giudici che sbagliano devono essere colpiti con strumenti disciplinari.

Non le blande censure, o il trasferimento, o la perdita di anzianità. Se lo sbaglio è grave, un giudice non può più continuare ad esserlo. Lo si è dimenticato, ed è arrivata la valanga dei sì.
Mario Cervi - 12 novembre 1987

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