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L'estremismo verde ci lascerà "al verde"

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L'Europa, ormai scristianizzata e orfana delle ideologie novecentesche, sembrerebbe aver trovato nell'ecologismo il suo nuovo culto di riferimento. Una vera e propria fede, con i suoi santi e i suoi devoti, i suoi riti e i suoi profeti, i suoi dogmi e i suoi templi. Un'autentica religione civile, fatta di sacrifici, penitenze, rinunce e sanzioni con cui punire eretici e miscredenti. Con tanto di Messia, una giovane attivista svedese divenuta icona del movimento ambientalista mondiale e profetessa di quel «Dio verde» a cui in tanti si prostrano riverenti.

«Il nuovo oppio dei popoli di un'Europa priva di anima e di idee, inconsistente politicamente e incapace di fare i conti con sé stessa e con le proprie radici, che rinnega la propria cultura per fare spazio al mondialismo dilagante», come scrive Salvatore Di Bartolo in Overgreen. L'altra faccia della rivoluzione verde (la Bussola editore), chiamando in causa proprio quel Karl Marx a cui così tanto i proseliti del green sembrano volersi ispirare. Sì, perché, come sosteneva Roger Scruton riferendosi al nuovo totalitarismo verde, «l'ecologismo presenta tutti i tratti distintivi di un'ideologia socialista». Utilizzando gli artifici retorici del marxismo, gli ecotalebani sono riusciti a sovvertire i termini della realtà per edificare un nuovo umanesimo in cui l'ambiente, motore di tutto, è posto al centro, e l'uomo, tormentato dai propri bisogni e dalle proprie miserie e ormai incapace di dominare se stesso, è relegato alla periferia. In questa perversa e medievale concezione del mondo, l'essere umano assurge a nemico dell'ecosistema, reo di sfruttarne sconsideratamente le risorse e di minarne la sostenibilità. Un po' come il capitale nella dottrina marxista. Marxismo ed ecologismo possono pertanto essere considerati due facce della stessa medaglia, essendo l'ecologismo nient'altro che la più moderna e accattivante trasfigurazione del socialismo di stampo marxista. E dunque su tali presupposti ideologici si fonda quel fondamentalismo ambientalista capace di influenzare le decisioni dell'Ue.

Proprio sulle discutibili politiche comunitarie si concentra la parte più succosa del lavoro di Salvatore Di Bartolo, che in maniera efficace e brillante riesce a cogliere le principali criticità delle «direttive green» contenute nel pacchetto «Fit for 55», mettendo altresì in guardia il lettore dalle possibili conseguenze, potenzialmente devastanti per le economie dei Paesi membri, scaturenti dal recepimento delle stesse. La posta in gioco è dunque altissima: a repentaglio sono l'economia e il futuro del Vecchio Continente.

Al pari dei capisaldi della cultura occidentale, che rischiano irrimediabilmente di crollare sotto le apocalittiche invettive dei sacerdoti della nuova ideologia dominante, della religione laica più professata d'Occidente: l'ecologismo.

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