La lettera al Papa di Don Gelmini: «Lascio la Chiesa»

«Chiedo di essere ridotto allo stato di laico. Rimarrò al fianco dei miei ragazzi, costi quel che costi»

da Milano

Don Pierino Gelmini non finisce di stupire. A un passo dalla chiusura dell’indagine della Procura di Terni, il prete scrive al papa una lettera singolarissima: «Chiedo di essere ridotto allo stato di laico e di poter restare accanto ai ragazzi della comunità, qualsiasi cosa accada».
Il riferimento, scontato, è alla richiesta di rinvio a giudizio, ormai molto probabile, per le molestie sessuali denunciate da molti dei ragazzi ascoltati dai magistrati umbri. Insomma, il vulcanico prete lombardo gioca l’ultima carta per smarcarsi da un’indagine sempre più stringente e per superare il veto del Vaticano che auspicherebbe le dimissioni di don Gelmini in caso di rinvio a giudizio.
«Don Gelmini - spiega il suo portavoce Alessandro Meluzzi - sua sponte ha mandato una lettera a Sua Santità, finalizzata a garantire perinde cadaver (fino alla morte) la sua permanenza con i ragazzi. Pertanto, a tal fine, siccome si spalanca un orizzonte doloroso legato a questa vicenda giudiziaria, per poter liberamente affrontare le questioni ad essa legate, don Pierino chiede autonomamente al Santo Padre la riduzione allo stato laicale».
Due dunque gli obiettivi della mossa a sorpresa: poter restare al timone, vicino ai ragazzi; togliere dall’imbarazzo la Santa Sede. «Don Pierino - aggiunge Meluzzi - chiede, mantenendo nel dolore e nella preghiera i voti di celibato, di unità a Cristo, eccetera, di essere ridotto allo stato laicale per potersi difendere liberamente senza dover coinvolgere l’autorità ecclesiastica e canonica nelle vicende che seguiranno».
Un fatto è certo: la Procura di Terni sembra aver accumulato molte testimonianze di giovani che avrebbero descritto abusi e molestie.
Insomma, all’orizzonte si annuncia un processo particolarmente spinoso ed imbarazzante. E a Roma si rispetta la regola del silenzio: «Non ho nulla da dire», fa sapere ai giornalisti padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana. Ma nei giorni scorsi, secondo il Corriere della Sera, il sacerdote ha incontrato il vescovo di Terni, monsignor Vincenzo Paglia, e Paglia gli avrebbe fatto un discorso assai chiaro: se si andrà al processo, don Gelmini dovrebbe lasciare l’incarico.
A questo punto, don Pierino ha studiato la contromossa e ha scritto a Benedetto XVI. A complicare le cose c’è anche lo stato di salute: don Gelmini sta male di cuore e quest’anno salterà, salvo colpi di scena, le celebrazioni del Natale. Il 26 dicembre non sarà in comunità, ad Amelia, per salutare i ragazzi che se ne vanno dopo aver concluso il periodo di recupero. Forse le sue parole arriveranno in videoconferenza.
Per ora, ci sono i messaggi di solidarietà che gli giungono dai palazzi del potere. Don Gelmini è sempre stato molto popolare dalle parti del centrodestra e numerosi sono i suoi estimatori, da Maurizio Gasparri a Silvio Berlusconi. «L’iniziativa di don Gelmini - afferma Gasparri - ha salvato migliaia di vite che la droga aveva distrutto. E da quelle vite ne sono nate altre.

Niente e nessuno può cancellare questo autentico miracolo, che si deve rinnovare sotto la guida di don Pierino, in Italia e nel mondo».
E Luca Volontè, capogruppo Udc alla Camera, fa sapere che andrà ad Amelia: «Visiterò personalmente don Gelmini per testimoniare a lui e alla sua Comunità Incontro l’amicizia di tutti noi».

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