Per chi l'ama, la Letteratura è matrigna. È seconda soltanto alla vita, e ne è la continuazione con altri mezzi, accessori eppure indispensabili. Per chi, non sazio, con la Letteratura si spinge oltre l'amore, arrivando alla venerazione, alla religione e addirittura alla mistica, lei diventa matrigna possessiva, assoluta, e perviene all'incesto: possiede anche carnalmente (oltre la carta, oltre l'inchiostro) il figliastro-adepto, lo schiavizza. Di più, schiavizzandolo gli instilla la convinzione di esser stato liberato.
Davide Brullo, lo testimoniano i suoi articoli che compaiono come elegie, come preghiere su questo Giornale, della Letteratura non è un semplice figliastro: ne è figliastro e adepto, forse persino sacerdote che ne diffonde il Verbo. Poeta e poetologo, è anche romanziere: Rinuncio, Pseudo-Paolo. Lettera di San Paolo Apostolo a San Pietro, Un alfabeto nella neve. E ora, in La pantera (Industria e Letteratura, nelle librerie dal 6 marzo), azzanna, come un cucciolo che vuole giocare, ma giocando morde a sangue, la sua matrigna.
«Solo chi ti è vicinissimo può allontanarti con violenza - solo chi ti ha creato può dimenticarti. Pensò che l'astio di sua madre, la sua consapevole freddezza, fosse la stessa che Dio ha nei confronti delle sue creature. In qualche modo, Dio si è ucciso dando vita agli uomini: non ha voluto devoti, ma ribelli». Lo pensa della madre Edward, gemello di Charles, classe 1884. Inglesi, uguali e differenti («Charles all'apparenza era vivace e accondiscendente, Edward viveva ritirato, era ruvido, ostile.
In realtà, Charles aveva la natura stratificata e ambigua di una pantera; insieme i fratelli combaciavano come una operazione alchemica»), grandi disegnatori celebri per le illustrazioni al Libro della giungla di Kipling, fra loro, e fra loro e la sorella Sarah, l'attrazione-repulsione del sangue, l'odi et amo che mette radici nella nutriente ma velenosa terra dell'arte, scorre a fiumi. Ciò che è spiritualmente unito, lo è anche carnalmente. Seguirli nelle vite e nelle morti significa sperimentare quanto «gli scrittori depredano le vite degli altri».
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