Beppe Convertini: “L’Italia è una terra da sogno”

Il volto di Linea Verde arriva in libreria con Paesi Miei, un libro che svela i tesori artistici, paesaggistici e gastronomici della Penisola

Beppe Convertini: “L’Italia è una terra da sogno”

Venti capitoli, uno per ogni regione italiana, con storie e aneddoti dei suoi viaggi. Beppe Convertini attore, conduttore televisivo e radiofonico, tra i più impegnati in casa Rai, è arrivato il 7 marzo in libreria con Paesi Miei (Rai Libri), un libro guida alla scoperta del nostro Belpaese. Sulla scia di Linea Verde, il suo programma di successo (tutte le domeniche alle ore 12.20 su Rai 1, in coppia con Peppone Calabrese) racconta i retroscena dei meravigliosi incontri che la conduzione del programma gli ha permesso di fare e fa scoprire tesori artistici, paesaggistici e gastronomici. Dai viticoltori delle Langhe ai centenari della Barbagia, attraverso le pagine si fa un viaggio sulle tradizioni dell’Italia e sull’impegno dei suoi abitanti a riscoprirle e preservarle.

Quale parte dell’Italia la ispira di più nel lavoro?

“M’ispira l’Italia intera. L’Italia è il posto più bello al mondo, è magia, è quel sogno che ogni abitante che abita su questo pianeta vorrebbe vedere da Nord a Sud. Ogni angolo della nostra Penisola è speciale, ogni borgo è unico al mondo. Per me l’Italia, dall’Alpi a Lampedusa, è fonte di ispirazione quotidiana. Viaggio sempre tutti i giorni, ho la valigia sempre pronta e non immagina che gioia ho di portare questa valigia su treni, aerei, metropolitane, scooter o di trascinarla a piedi”.

Qual è la sua regione del cuore?

“La Puglia è il mio pilastro, la mia regione, quella in cui sono nato e cresciuto, e Martina Franca è il mio posto del cuore, quello in cui torno ogni volta che posso, per trascorrere del tempo insieme a mia madre Grazia, alle mie sorelle, ai miei nipoti (4 nipoti e 5 pronipoti). Per me i colori, i profumi, i sapori di questa regione sono unici al mondo, li porto con me sempre in ogni luogo dove vado, insieme a quel senso di casa, amore, ricordi, nostalgia. Ogni cosa, professionale e personale, affonda le radici in questa cittadina che si fa apprezzare per il suo barocco, il Duomo di San Martino, il palazzo Ducale, gli uliveti e i vigneti che la circondano”.

Una cosa curiosa che si dovrebbe assolutamente vedere in Italia?

“Il campanile trecentesco di Curon, nel cuore della Val Venosta tra le montagne del Trentino, sommerso dall’acqua che spunta sulla superficie. Una cartolina unica al mondo, che lascia a bocca aperta chiunque vi si ritrova davanti. È l’unica cosa che resta del borgo scomparso anni fa (la gente fu evacuata nel 1950 perché lì ci sarebbe dovuta essere una diga per la produzione di energia elettrica). Ho avuto il privilegio di sentire raccontare la storia dall’ultima testimone ancora in vita di quegli eventi, Theresia, oggi splendida novantenne che risiede nella nuova Curon, che all’epoca aveva 18 anni. Lei ha visto la sua casa abbattuta e tutte le altre abitazioni, ma non la chiesa e il campanile che è ancora lì, a eterna memoria dell’accaduto”.

Se dovesse recensire il suo libro, in tre parole?

“Non toccherebbe a me farlo, ma se dovessi farlo in maniera distaccata direi: Italia, bellezza, amore”.

È difficile avere un rapporto equilibrato con la carriera?

Non è difficile se si resta umili. Sono fortunato perché faccio il mestiere più bello del mondo, racconto il mio Paese che amo profondamente. Sono molto grato a Dio, a tutte le persone che incontro e quelle che lavorano con me, a Mamma Rai. Ovviamente tutto questo è legato a tanti anni di lavoro, sacrificio, studi. Da bambino ero uno sgobbone, studiavo tantissimo, anche perché venivo da una famiglia umile (papà camionista, mamma casalinga). Per rilassarmi aprivo l’atlante geografico, con gli occhi chiusi puntavo il dito e a seconda di dove lo posizionavo cercavo di viaggiare con la fantasia. E sono riuscito a realizzare il mio sogno”.

C’è un modello a cui si è ispirato?

“Maurizio Costanzo per me era uno dei modelli straordinari. Mi ha ospitato diverse volte, ha scritto diverse volte di me. Mi è capitato nel programma di Rai Uno, C’è tempo per, con Anna Falchi di intervistarlo e lì è stato davvero emozionante. Ricordo che iniziò a farci le domande lui. Fu bellissimo e mi manca moltissimo”.

Ci racconta una cena al ristorante particolarmente indimenticabile?

“Anni fa ero in Sicilia per girare “Azzurro storie di mare” e mi sono ritrovato con Totò Schillaci, uno dei più grandi calciatori. Siamo andati a mangiare da una sua amica che lui chiama zia. Una moglie di pescatore, cuoca straordinaria. Ci ha cucinato spaghetti con le vongole, un piatto pazzesco. La sua semplicità, il suo senso di ospitalità mi ha molto colpito. Abbiamo mangiato pesce in quantità e parlato in siciliano tutta la sera. Mi sono sentito a casa”.

Vince un milione di euro con un gratta e vinci, come li spende?

“Se vincessi, donerei almeno una metà della vincita per qualche buona causa e poi farei tanti regali alle persone che amo”.

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