
Alessandro Spalletta, scrittore amatissimo, porta in libreria il primo capitolo della sua trilogia medievale: "Il Cavaliere del Grifone - La Saga del Grifone" (Piemme), un romanzo storico tratto da una storia vera, che racconta come mai prima l’Italia d’età comunale, tra gesta di grandi cavalieri, fidi scudieri e splendide dame. Sullo sfondo, una sfrenata lotta per il potere e per il controllo delle città più ricche del Centro Italia. Nato a Grosseto nel 1988. Cresciuto nella Maremma toscana, ha vissuto per cinque anni a Viterbo, dove si è laureato in Letteratura inglese presso l’Università degli Studi della Tuscia nel 2013. Dal 2018 al 2022 ha autopubblicato quattro romanzi storici medievali, ottenendo un grandissimo successo di pubblico. Lo abbiamo incontrato
Da dove nasce la sua passione per il Medioevo?
"Da quando ero molto piccolo. Mi ricordo che quando avevo cinque o sei anni, insieme a mio fratello, riuscimmo a ordire un piccolo inganno: i nostri genitori non volevano che guardassimo il film Excalibur di John Boorman perché era troppo cruento e non adatto a dei bambini. Probabilmente avevano ragione, ma noi riuscimmo comunque a sgattaiolare e a gustarcelo tutto. Ero già innamorato di re Artù e delle spade, dei cavalli e dei cavalieri. Dopo quel film divenne quasi una fissazione. Non passò molto che scoprii che vicino Grosseto, la città dove sono nato, esiste una vera spada nella roccia. Si trova a San Galgano, non distante nemmeno da Siena. Andammo a visitare il luogo e iniziai a capire che le storie vere possono essere persino più belle di quelle fantastiche".
Anche nei suoi precedenti libri ha una costruzione della storia molto articolata da dove parte?
"Cerco di attenermi alle fonti, per quanto mi è possibile. Se ci sono delle informazioni mancanti, unisco i punti: mi domando cosa potrebbe connettere due eventi e cerco di trovare una risposta che sia verosimile. Secondo me è fondamentale attenersi il più possibile alla realtà nei romanzi storici, anche perché la realtà è spesso sorprendente. Il mondo reale non è mai superficiale, è profondo, più di quanto spesso riusciamo a immaginare. Nel corso della trilogia del Grifone accadono alcuni eventi talmente incredibili che sarebbero stati difficili da immaginare pure per un autore molto audace".
I suoi personaggi hanno origini storiche o sono frutto della sua fantasia?
"Hanno origini storiche, almeno i principali. Come dicevo poco fa, la realtà supera spesso in bellezza la più fervida fantasia, per questo faccio il possibile per attenermi alla storia. Se devo creare un personaggio ex novo, oppure se devo riempire lacune nelle fonti, cerco di farlo nel modo più verosimile possibile. Ad esempio, il protagonista de "Il Cavaliere del Grifone" è membro di una piccola casata nobiliare della Maremma. Purtroppo non sono moltissime le fonti che parlano di lui o di ciò che ha fatto, ad eccezione delle gesta più importanti. Ecco, io ho cercato di costruire una personalità basata sul racconto di quelle gesta: come si comportava qualcuno capace di fare questo o quello? Come pensava? Cosa desiderava? Queste sono le domande a cui ho provato a rispondere creando il personaggio. In maniera simile, il principale antagonista è un uomo realmente vissuto, membro di una famosa famiglia nobiliare. Di lui purtroppo si sa poco, ma ho cercato di antropomorfizzare in lui le qualità principali del suo ambiente di provenienza. L'obiettivo è coniugare la piacevolezza di lettura e la realtà storica".
Come mai per questo libro ha pensato ad una trilogia?
"Perché con tre romanzi avrei potuto sviluppare al meglio i personaggi. Con il racconto delle loro vite e delle loro gesta, oltre al provare a far conoscere una storia purtroppo poco nota, avevo il desiderio di comunicare un messaggio più profondo. Per farlo, avevo bisogno di far scorrere del tempo narrativo. Sono convinto che, per maturare, le scelte che ci cambiano la vita hanno bisogno del giusto tempo".
Le lotte di potere sono qualcosa che non ha tempo l’umanità non impara mai o nel suo libro c’è una svolta in questo?
"Non credo che potranno avere fine, almeno non finché l'umanità non cambierà radicalmente. Quindi chissà: non so se questo cambiamento arriverà in tempi brevi, ma mai disperare. Ad ogni modo, non tutte le lotte di potere sono uguali. A volte sono convinto sia sacrosanto battersi. C'è un concetto che mi sta particolarmente a cuore, che è anche il tema portante dei romanzi della Trilogia del Grifone, qualcosa per cui vale davvero la pena combattere: la libertà.
Nei miei romanzi ho iniziato a parlarne con riferimento alla ricerca della libertà da un oppressore o da un tiranno. Una lotta di potere a tutti gli effetti, quindi, anche se finalizzata a instaurare un governo più giusto. Pian piano però questo concetto è permeato, fino a raggiungere le ragioni profonde che spingono i miei personaggi ad agire: cos'è veramente la libertà? Siamo davvero liberi quando scegliamo di fare qualcosa, oppure mettiamo in scena un copione inculcato nelle nostre menti dall'abitudine o da qualcos'altro? È qualcosa su cui vale la pena riflettere, credo, e forse sì, anche un punto di svolta, se questa riflessione ci porta a una nuova consapevolezza".
Oltre alla descrizione perfetta dei personaggi e delle loro varie sfumature, la battaglie che inscena nel romanzo sono epiche in tutti i sensi, come è uscito a ricostruirla in maniera quasi cinematografica?
"Innanzitutto grazie di cuore per l'apprezzamento, rende felici sapere che c'è chi si appassiona leggendo le parole che hai scritto. Ho fatto il possibile per descrivere le scene come se il lettore fosse presente mentre accadevano. In effetti il termine cinematografico è proprio azzeccato, perché ho scelto di organizzare la narrazione attraverso punti di vista diversi, proprio come se fossero inquadrature differenti della stessa scena.
Anche per quanto riguarda la scelta delle parole, ho cercato di evocare i rumori, gli odori e le sensazioni che si potrebbero provare in un contesto così cruento, senza però esagerare, perché non amo la violenza fine a sé stessa".
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