Perché un libro su Edda Ciano? Com’è nata l’idea del libro?
"Il perché è molto semplice: ho rinvenuto due lettere inedite della contessa e intuendone l'importanza storiografica ho poi deciso di muovermi alla scoperta di un personaggio tanto discusso e controverso. Mano a mano che consultavo fonti a stampa mi sono appassionato a una vicenda attorno alla quale si sono coagulate, incrostate nel tempo, tante e troppe leggende prive di riscontri fattuali. Ho cercato quindi, nei limiti delle mie possibilità, di rimettere un po' di ordine in una matassa quanto mai ingarbugliata, in quello che è un vero e proprio “giallo” storico".
Ci sono dei lati ancora oscuri sulla primogenita di Mussolini?
"Molti lati sono da illuminare e proprio per ciò che detto prima. La figlia del duce degli italiani, la primogentita “luce dei suoi occhi”, dopo l'incredibile ascesa al potere di Benito Mussolini e prima del matrimonio con il conte Galeazzo Ciano di Cortellazzo, nella primavera del 1930, era già oggetto della curiosita del grande pubblico ed era attenzionata, per motivi facilmente comprensibili, dagli informatori confidenziali dei servizi di sicurezza nazionale. Difficile discernere il vero dalle esagerazioni involontarie e intenzionali. Spesso a proposito di Edda, incrociando queste fonti, di lei si legge tutto il meglio e poi subito dopo il suo esatto contrario. Un labirinto".
Quanto tempo ha impiegato per le ricerche e la scrittura?
"Dal ritrovamento delle lettere circa tre anni. Il lavoro più imponente è stato lo studio delle fonti. Ho consultato quasi trecento libri, carte d'archivio e anche documenti apppartenenti alla mia collezione privata. Una faticaccia. Ma, pur spossato, sono abbastanza soddisfatto del risultato perché credo di essermi mosso in base a un criterio metodologico scevro di pregiudizi, di giudizi di valore politici o ideologici".
C’è un personaggio, legato alla vita di Edda Ciano, che l’ha colpita di più?
"Più personaggi mi hanno colpito, inevitabilmente. Per comprendere, o meglio, per cercare di comprendere la personalità di Edda è assolutamente necessario penetrare nel suo complesso ambiente familiare. Edda da bambina appare una sorta di “appendice” del padre, ma poi se ne discosta e addirittura si ribellerà. Come non parlare poi di Rachele Guidi, Donna Rachele, con la quale Edda ebbe un rapporto spesso conflittuale. E non si può certo tacere sul ruolo di Galeaazo Ciano, figlio di cotanto padre, Costanzo Ciano, eroe di guerra con d'Annunzio e dominus della citta di Livorno. Galeazzo, come è noto, conobbe un destino tragico: dopo aver votato contro il suocero nella fatale riunime del Gran Consiglio del Fascismo nella notte a cavallo tra il 24 e il 25 luglio del '43, fuggì in Germania e, ricondotto in Italia, venne processato e fucilato a Verona l'11 gennaio del '44 insieme ad altri quattro pezzi grossi del fascismo, tra cui il quadrumviro Emilio De Bono, accusati di alto tradimento. E ancora, come non parlare della madre di Galeazzo. E che dire dei tre figli di Edda e Galeazzo costretti a crescere senza il babbo? Nel libro si parla anche di Bruno Mussolini, morto in un incidente aereo nel cielo di Pisa, nonché di Vittorio, Romano e Anna Maria, i fratelli di Edda. Nel libro ci sono tutti: i Ciano e i Mussolini prima insieme appassionatamente, poi divisi e poi di nuovo riuniti dopo la tempesta della storia, Un libro di famiglia, a più voci, corale. La storia di due famiglie i cui destini si intracciano col il dramma di una guerra mondiale devastante per il nostro Paese".
Edda era davvero la figlia “preferita” del Duce?
"Direi di sì. Lei era orgogliosa di questo ruolo di prediletta, almeno fino alla morte cruenta del marito. Proprio nelle due lettere che ho ritrovato, Edda ricomincia a firmare con il doppio cognome. Nell'ultima lettera al padre, poco prima della fucilazione di suo marito, ex ministro degli Esteri ed ex ambasciatore presso la Santa Sede, Edda si era firmata intenzionalmente Edda Ciano, a segnare il suo distacco dal padre e dalla famiglia d'origine. Lentamente, a partire dal 1947, al rientro dalla Svizzera e dal confino a Lipari, Edda ferita nel fisico e nell'animo inizia il percorso di perdono del padre, del “Padreterno” che aveva incondizionatamente amato e poi violentemente odiato e ripiudiato".
Quali idee politiche aveva rispetto al padre?
"Si dichiarava la più fascista degli italiani, e ammirava Hitler, almeno fino alla eliminazione fisica di Galeazzo avvenuta sotto la regia di ufficiali tedeschi delle SS e di miliziani della Rsi. Edda non ne fece mai mistero della sua fede fascista, fino alla sua morte avvenuta nella primavera del 1995. Ma fu una fascista sui generis. Contravvenne, se lo poteva anche permettere, alla morale maschilista instaurata dal regime condotto da su padre. Sfidò la dottrina domestica del regime che voleva la donna angelo del focolare, massaia, madre e moglie esemplare, che doveva accettare anche le “corna” del marito. Deda e Gallo, i soprannomi di Edda e Galeazzo Ciano, non si dimentichi, costituirono, per stessa ammissione dell'interessata, una “coppia aperta” ante litteram. Furono la “meglio gioventù” del Littorio, nel bene e nel male. Ma si ritrovarono uniti per sempre nel momento culminante del loro infausto viaggio attraverso il fascismo".
A suo giudizio era una donna con una certa influenza sul marito e sul padre?
"Su tale questione molto si è scritto. A proposito e a sproposito. Edda sicuramente fu una sorta di ambasciatrice del fascismo nel mondo, se vogliamo la sua First Lady, ma da qui ad attribuirle un ruolo politico determinante ce ne corre parecchio. Edda e Galeazzo furono bersagliati dalle solite esagerazioni pettegolare del “Bar Sport Italia” sempre incline al pettegolezzo malevolo. Ma molte voci erano abilmente diffuse dai giornali dei paesi ostili all'Italia fascista per sminuire e ridicolizzare il ruolo di suo padre e di suo marito. Il padre sicuramente l'ascoltava, ma poi decideva lui. Questa diceria lo infastidiva parecchio, comunque. Il marito, invece, non dava molto credito alleopinioni politiche della moglie, come si può leggere nel suo celebre e tanto discussso “Diario” pubblicato subito dopo la fine della guerra".
Com’è noto Edda tentó disperatamente di salvare suo marito dalla fucilazione...
"Lottò come una leonessa ferita per salvare suo marito, che pure non era un campione di fedeltà coniugale, (ma anche Edda si concedeva i suoi flirt) e per sottrarre al plotone d'esecuzione il padre dei suoi tre figli: Fabrizio, Raimonda e Marzio. Edda che dimostrò sempre un amore smisurato per i gatti – il suo portafortuna era un gatto di peluche – tirò fuori le unghie, graffiò profondamente nell'animo di suo padre. Tra i due a Villa Feltrinelli di furono discussioni violentissime. Il duce ne rimase profondamente sconvolto. Una volta riparata in Svizzera, a un prete suo amico d'infanzia che tentò di farla riconciliare a distanza col padre, rispose che a suo padre restavano solo due alternative: dimettersi o suicidarsi..."
Dall’idea che si è fatto la fine tragica di Galeazzo avvenne solo per colmare la sete di vendetta del Duce per il tradimento subito o... c’è dell’altro?
Una domanda da un milione di dollari e anche più. E una questione tutta aperta che appassiona e continuerà ad appassionare, e soprattutto a dividere, gli storici di diversa impostazione ideologica. Mussolini, salvato dai paracadutisti di Hitler a Campo Imperatore, ormai deteneva un peso specifico decisionale molto vicino allo zero. Ma, forse, qualcosa avrebbe potuto tentare. Si trovò tra l'incudine di Hitler e von Ribbentrop, il ministro degli esteri del Terzo Reich, che reclamavano il pieno rispetto del Patto d'Acciaio, e il martello dei neofascisti nudi e puri di Salò, capeggiati dal fiorentino Alessandro Pavolini, un tempo amico e protetto di Galeazzo Ciano, che pretendevano una pena esemplare, un bagno di sangue che purificasse l'idea fascista sporcata dai traditori del 25 luglio".
Portava i pantaloni, fumava, giocava di azzardo... e altre cose “moderne”... che donna fu Edda Mussolini?
"Una donna molto avanti rispetto ai suoi tempi. Portava i pantaloni lunghi ma al mare, in Versilia come a Capri, indossava il bikini provocando sussurri e scandalo, e prendendosi pure qualche ceffone dal marito nel chiuso di una cabina dove eera stata condotta per indossare un costume più acconcio. Il vizio del gioco lo contrasse durante il suo soggiorno in Cina, quando il maritro era stato inviato come ambasciatore nel favoloso Paese delle Lanterne Rosse. Edda, quando era venuta a studiare a Firenze, nel prestigioso Educandato del Poggio Imperiale, dove qualche anno prima era stata educata al bon ton anche la giovinetta Maria Josè del Belgio, la futura Regina di Maggio, durante una lezione la figlia del Capo del Fascismo si era dichiarata favorevole al divorzio. Il suo professore era trasecolato facendole notare che suo Padre, Benito Mussolini duce degli italiani, era apertamente contario. Edda rispose che era affare di suo padre. Insomma, non disse “me ne frego”, ma il concetto era quello... Questo e molto altro ancora fu Edda Ciano Mussolini, una donna “condannata” dalla storie inestricabilmente intrecciate del suo Paese e della sua famiglia a vivere cinquant'anni di solitudine in perenne compagnia dei fantasmi del padre e del marito. Una tragedia, la sua, che si potrebbe dire fosse stata scritta da Eschilo e poi “riveduta e corretta” da Shakespeare. Edda Ciano Mussolini, per parafrasare all'incontrario Hitchcock, la donna che “mori due volte”...".
Sangue di famiglia.
Edda Ciano Mussolini: amore, odio e perdono di Maurizio Sessa verrà presentato a Firenze martedì 16 maggio, alle 17, nella Sala Ferri del Gabinetto Vieusseux (Palazzo Strozzi). Dopo il saluto di Riccardo Nencini, presidente del Gabinetto Vieusseux, Cosimo Ceccuti, presidente della Fondazione Spadolini-Nuova Antologia, parlerà del libro con l'autore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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