Dal vaticanista Domenico Agasso nasce un libro per tutta la famiglia: "Cari Bambini... Il Papa risponde alle vostre domande" (ElectaKids) che mostra la parte più tenera di Papa Francesco, quella di un "nonno", che ascolta e risponde alla domande dei bambini, ponendosi con loro con tutta la sincerità umana possibile. Ricordi della sua infanzia ma anche tanti temi importanti come il senso della vita, la guerra o i sogni, spiegati in maniera semplice ma densi di grandi significati. Non manca la parte divertente con le richieste curiose dei bambini al Santo Padre o la divertente sincerità dei piccoli. A raccontare nella nostra intervista come è nato questo incontro, l'autore Domenico Agasso.
Come ha proposto al Santo Padre di rispondere alle domande dei bambini?
"L’idea è nata osservando i miei figli gemelli Davide e Simone, in dialogo con il Papa. Avevano 8 anni, adesso ne hanno 10. Chiedevano a Francesco di raccontare le sue esperienze e i suoi giochi d’infanzia, o qualche curiosità sulla sua vita da Pontefice, ma ponevano anche quesiti fondamentali per ogni essere umano: domande su Dio, sul senso della vita, sul non senso della guerra, il valore del sogno, la preghiera. E Papa Bergoglio rispondeva loro come un nonno, con un linguaggio semplice, universale, comprensibile dai più piccoli. A distanza di un po’ di tempo da quel pomeriggio, notando come cresceva l’interesse dei miei figli e dei loro amici verso i pensieri, le parole e i viaggi del Papa, ho pensato di sottoporgli il progetto di questo libro: raccogliere in tutti i continenti domande che i bambini vorrebbero fare al Papa, per poi portargliele. Lui ha subito accettato".
Cosa pensa il Santo Padre dei piccoli, ha fiducia in loro per il futuro?
"Ha una fiducia immensa, basata sul loro 'cuore puro'. Nel libro emerge come il Papa indichi i bambini come maestri di vita per gli adulti che li sanno - e vogliono - ascoltare. Perché ritiene che i bimbi siano saggi, senza pregiudizi, e aiutino a vivere in modo onesto, disinteressato e generoso. Per questo chiede loro 'di non perdere il sorriso, mai. Di giocare, divertirsi'. E anche di 'aiutare i bambini più deboli, di fare compagnia a quelli più soli. Di non prendere in giro nessuno, e di proteggere il vostro compagno o compagna che viene preso di mira e non sa difendersi perché è più fragile. Di rallegrare chi è giù di morale. E poi, di imparare a stare insieme alla gente, apprendere l’esistenza delle regole e la necessità di rispettarle'. E soprattutto, di mantenere 'la vostra capacità, unica e preziosa, di meravigliarvi ed entusiasmarvi sempre di fronte alle piccole e grandi bellezze che sono intorno a voi o che scoprite, e alle sorprese che incontrate'. E a proposito di futuro, 'anche quando sarete più grandi, non dimenticate di conservare questo dono stupendo: vi aiuterà ad apprezzare qualcosa in ogni giornata della vostra vita'. E così a rendere l’atmosfera del mondo più bella e armoniosa".
Quale è stata delle tante la domanda quella che lo ha fatto più sorridere?
"Si è divertito molto a rispondere alla domanda: 'Quando eri piccolo che cosa sognavi di fare da grande?'. Soprattutto quando ha spiegato il motivo per cui voleva fare il macellaio: 'Lo vedevo continuamente preparare la carne, impacchettarla, consegnarla al cliente, prendere i soldi e infilarli nella tasca. La tasca era piena di banconote. Guardandola ho cominciato a pensare di voler fare il macellaio perché, con il mio sguardo da bambino, vedevo che i macellai avevano sempre tanti soldi'".
Quello di cui invece è rimasto stupito?
”Ti piace essere e fare il Papa?”.
Lei che è stato autore di altri libri di interviste sul Papa, che differenza ha trovato nel rispondere a queste dei piccoli?
"Con i bimbi i racconti del Papa erano arricchiti in modo particolare da gesti ampi, appassionati e particolarmente coinvolgenti, che riportavano alle situazioni che aveva vissuto da giovane, da bambino, ma anche negli anni del suo pontificato. Sembrava di vedere un nonno che raccontava ai propri nipoti le storie della sua giovinezza".
I bambini come si sono approcciati al Santo Padre
"Quando siamo arrivati a Casa Santa Marta ci hanno fatti accomodare in un salottino in attesa del Pontefice, e avevo istruito i miei figli ad alzarsi in piedi una volta che il Papa fosse entrato. Ma quando si è aperta la porta e se lo sono trovati davanti, l’emozione è stata più forte e non si sono mossi dalla sedia. Il Papa li ha però messi subito a loro agio".
Perché è un libro secondo lei che va letto in famiglia?
"È un libro illustrato adatto alla lettura condivisa in famiglia, pieno di messaggi di fede, coraggio, gioia e umanità. Esorta i genitori a trovare il tempo di giocare insieme ai figli. A inginocchiarsi davanti a loro, guardarli negli occhi, ascoltarli, dare suggerimenti per crescere, riporre fiducia in loro, parlare con serenità e speranza anche di argomenti delicati e complessi".
Quando ha riletto il libro prima della stampa che commenti ha fatto il Papa?
"Mi ha detto col sorriso di essere molto contento del libro. E durante i voli papali, prima di tutto mi chiede sempre, col sorriso: 'E i gemellini? Come stanno?'".
Che insegnamento porta questo libro nei suoi intenti?
"Tra i tanti, cito il preferito di mia moglie. È legato al cartello che il Papa tiene appeso davanti alla sua stanza. È un segnale di divieto, tipo quelli stradali. E c'è scritto: 'Vietato lamentarsi'. Spesso in famiglia è occasione di riflessione, soprattutto quando c’è qualche broncio: ecco, in quei momenti ce lo ricordiamo a vicenda, il motto del Papa. E ci vengono in mente le parole, presenti nel libro, di un bambino del Sud Sudan che racconta al Pontefice: 'Il mio Paese è poverissimo.
Io vivo in un campo profughi tra baracche di lamiera e tende rattoppate. Molti miei amici sono malnutriti. Mangiamo un pasto al giorno, quando va bene. Io sorrido quasi sempre, ma a volte improvvisamente mi viene da piangere. Perché vorrei scappare lontano…'"- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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