Pechino Imperiale: un viaggio alla scoperta della capitale della Cina

Pechino Imperiale, pubblicato da Giunti, è l'ultimo libro del sinologo Adriano Madaro. Il volume accompagna il lettore in un lungo viaggio attraverso i segreti della "Città Ideale"

Pechino Imperiale: un viaggio alla scoperta della capitale della Cina

Pechino è la capitale della Cina, la grande potenza in ascesa del XXI secolo. È la seconda città più estesa del mondo in termini di superficie con i suoi 16.808 chilometri quadrati, ma è anche la capitale di Stato più popolosa al mondo. L’intera area metropolitana, grande poco più della metà del Belgio, ospita circa 29 milioni di abitanti. Nel 2021 il pil pro capite ammontava a quasi a 27mila dollari: un bel balzo in avanti rispetto ai 1.264 del 2011.

In ogni caso, al netto di cifre e statistiche, Pechino è il centro politico e culturale della Repubblica popolare cinese, il cuore pulsante del Partito Comunista Cinese nonché residenza dei massimi funzionari cinesi, compreso il presidentissimo Xi Jinping.

Siamo abituati ad associare Beijing alla Città Proibita e al Tempio del Cielo, a Piazza Tienanmen e al Palazzo d’Estate. Eppure conosciamo pochissimo di questa enorme megalopoli dotata di un passato unico al mondo. A questo proposito ci viene in aiuto l’ultimo libro scritto da Adriano Madaro. Il volume, pubblicato da Giunti e intitolato Pechino imperiale, accompagna il lettore in un lungo viaggio, nei secoli e nella storia, attraverso i segreti della "Città Ideale" che ha più volte cambiato volto ma non natura.

Pechino imperiale

Nel corso dei secoli Pechino ha avuto numerosi appellativi: si va da Beijing, ovvero Trono Settentrionale (o Capitale del Nord), a Jicheng (Capitale dal Regno di Ji), da Zhuojun (Contea di Zhuo) a Yanjin (Trono delle Rondini) per passare a Dadu (Grande Capitale) e Peiping (Pace del Nord). Oggi la capitale della Cina è imponente, tra quartieri avveniristici e palazzoni di vetro e acciaio, ma non ha perso il suo antico fascino.

La modernità, che come conseguenza ha generato una pressione demografica mostruosa, non ha cancellato, ma ha semplicemente nascosto le venature più antiche a ridosso di condomini di lusso e opere d’arte firmate dai migliori architetti del mondo.

Ad aver cancellato una buona parte della memoria storica pechinese, semmai, sono stati altri episodi: le razzie delle potenze occidentali, la guerra civile tra nazionalisti e comunisti, la lunga fase di crescita che avrebbe portato la Cina, un Paese del Terzo Mondo, nel club delle grandi potenze.

Tutto ciò ha solo scalfito la superficie di Pechino, come spiega magistralmente Madaro nelle 432 pagine che compongono la sua ultima fatica. Dopo oltre 20 anni di ricerche rigorose e più di 200 viaggi in Cina, accompagnati da centinaia di articoli e approfondimenti, il sinologo trevigiano ha dato alla luce Pechino Imperiale, che segue – e anzi completa - il precedente lavoro scritto sempre per Giunti, Capire la Cina.

La Città Ideale

Numeri magici, dettagli architettonici, significati nascosti: a Pechino c’è un altro mondo, accanto a quello visibile, che qualsiasi viaggiatore può osservare passeggiando per le strade della capitale cinese. Il motivo di una simile ricchezza è da ricercare nelle origini di Beijing, non città per gli uomini, ma per gli Spiriti celesti, trasposizione terrestre del mistero dell’Universo, ideale supremo del Sacro sulla Terra.

È così, del resto, che l’aveva concepita nel 1406 il genio di Yongle, il terzo imperatore Ming che disegnò personalmente la creazione urbanista di Pechino. Nel 1402, quando detronizzò suo nipote a Nanchino, l’imperatore Jianwen, Yongle pensò di trasferire la capitale del suo regno a Nord. Il progetto coincise con la volontà di rianimare le macerie di Khanbaliq, l’ex capitale di Qublai Khan rasa al suolo nel 1368 da suo padre Hongwu, capostipite della nuova Dinastia Ming.

La città che avrebbe presto preso forma doveva rappresentare il luogo del trono, del governo del Paese, ma anche essere il simbolo del potere e dell’autorità dell’Impero. L’imperatore aveva dunque il compito, secondo la triade cosmica Cielo-Terra-Uomo, "di realizzare l’armonia dei Tre Elementi, prendendo per sé il ruolo di Figlio di quel Cielo che avrebbe emanato le leggi che lui avrebbe fatto rispettare sulla Terra, patto solenne e tremendo tra natura umana e natura divina", scrive Madaro.

Numeri magici

La planimetria della Pechino imperiale doveva insomma obbedire al concetto cinese della simmetria e, al tempo stesso, riflettere ordine, gerarchia, stabilità e armonia. Detto altrimenti, la capitale era chiamata a far rispettare il patto tra la Terra e il Cielo.

Basta dare un’occhiata all’impianto urbanistico originario della città per rendersi conto di cosa stiamo parlando. Lo scheletro pechinese si sviluppa infatti geometricamente intorno alla Sala del Trono, mentre l’architettura degli edifici non distingue tra pubblico e privato, civile e religioso, ma segue un canone codificato e ripetuto, obbedendo al disegno ortogonale di un reticolo stradale ad angolo retto.

La Città Ideale risponde inoltre al simbolismo di alcuni numeri magici. Come ad esempio il nove, che è multiplo di tre, il numero magico per eccellenza che racchiude i Tre Elementi dell’Universo: Cielo, Terra, Uomo. "Tre volte tre, nove, è il simbolo antico della Cina, poiché alla fine del terzo millennio avanti Cristo il mitico Imperatore Yu il Grande aveva suddiviso l’Impero in nove province", ricorda Madaro.

Storicamente il nove è il numero riservato all’Imperatore e ricorre ovunque nella Città Proibita. "Perciò quest’ultimo è il numero adatto al disegno di una città imperiale", sottolinea Madaro nell’introduzione del volume. Nove infatti sono le porte: due per ognuno dei tre lati (est, nord, ovest) e tre sul lato sud, quello del buon auspicio, essendo la porta centrale (Qian Men) esclusivamente riservata all’Imperatore.

Aggiungendo al nove un altro tre si ottiene il dodici, altro numero magico che indica i mesi dell’anno e il numero delle costellazioni celesti dell’antica astronomia cinese. In epoca Ming ci sono dodici porte, orientate verso le dodici costellazioni e simbolo nei dodici mesi del tempo che governa l’Impero.

La nascita e le origini

All’alba del XV secolo inizia in questo modo a prendere forma la nuova Pechino. La città sorge sui vecchi tracciati della Yanjing dei Liao e della Khanbaliq-Dadu dei Mongoli. Per il mezzo millennio successivo "costituirà il riflesso del Cielo sulla Terra", ricorda l’autore del testo.

Il grande cantiere viene aperto nel 1406, ma soltanto nel 1421, a lavori fortemente avanzati, Yongle trasferirà il trono da Nanchino, e i tre anni di regno che seguiranno, fino alla sua morte nel 1424, vedranno compiersi il miracolo della creazione dei principali monumenti fino alla ricostruzione della Grande Muraglia. "Alla visione difensiva-militare egli unisce l’altrettanto grandiosa visione umanistico-religiosa, assumendo così un ruolo ineguagliato nella Storia della Cina", ribadisce Madaro.

Pagina dopo pagina, i lettori di Madaro vivranno la nascita della Città Ideale e assaggeranno l’epoca del suo massimo splendore sotto il regno di Qianlong (1735-1796).

E tutto grazie all’impeccabile lavoro dell’autore, che ha saputo offrire una ricostruzione dettagliata della vita all’interno dei "quattro quadrati": dalla Città Proibita alla Città Imperiale, dalla Città Cinese a tutto ciò che stava oltre le imponenti mura tartare. Leggere Pechino Imperiale è come fare un tuffo nella storia.

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