L'Europa delle regioni cresce sulle macerie degli Stati delegittimati

Dagli anni Trenta è in crisi la sovranità nazionale Un processo amplificato da Unione e globalismo

L'Europa delle regioni cresce sulle macerie degli Stati delegittimati

Quello che accade oggi in Catalogna offre ancora una volta l'opportunità di capire le motivazioni di chi è ancora legato all'unità delle grandi nazioni storiche e di chi invece è sostenitore della cosiddetta «Europa delle regioni». Le argomentazioni sono appassionate, non solo per le strade di Barcellona: «giacobinismo» contro «balcanizzazione»! Allo stesso modo, emergono le solite domande: i catalani hanno il diritto di essere indipendenti? È nel loro interesse? Ne hanno i mezzi? Possiamo considerare i «secessionisti» dei «patrioti»? La crisi politica può degenerare in una vera e propria guerra civile? Ognuno ha delle ragioni, e sono in generale buone ragioni. Il problema è che queste ragioni sono inconciliabili.

Per analizzare la situazione, occorre prendere le distanze dai fatti. Non si può capire cosa sta succedendo oggi in Spagna senza tener conto dell'evoluzione dello Stato-nazione, che ormai è in crisi dagli anni Trenta.

Negli ultimi decenni questa crisi è stata aggravata da due fattori principali. In primo luogo, un radicale ripensamento del concetto di sovranità, un tempo caratteristica fondamentale dell'autorità politica. A causa delle direttive della Commissione di Bruxelles, gli Stati europei hanno progressivamente ceduto pezzi di sovranità: sovranità militare, sovranità finanziaria, sovranità fiscale, sovranità politica. Di conseguenza il loro campo di azione si è drasticamente ristretto.

Nel contesto della globalizzazione c'è stata un'accelerazione di questo processo. Da un lato gli Stati-nazioni sono stati sopraffatti sia dall'alto, a causa della de-territorializzazione dei problemi e della confusione transnazionale degli interessi; che dal basso, con la crescita di movimenti indipendentisti o separatisti. È cosi emersa la teoria secondo la quale gli Stati-nazioni sono diventati troppo grandi per risolvere i piccoli problemi e troppo piccoli per affrontarne i grandi.

Ci sono diverse forme di indipendentismo (o di separatismo): un indipendentismo sentimentale, basato su una visione emotiva della storia, un indipendentismo identitario, dettato da un linguaggio e una cultura specifica, e un indipendentismo economico egoista, che invece si articola sul rifiuto di qualsiasi solidarietà finanziaria con le regioni più povere del Paese. Queste tre forme devono essere distinte, anche se possono esprimersi allo stesso tempo.

Tuttavia, nell'era della globalizzazione, è necessario interrogarci sul significato della parola «indipendentismo». La maggior parte dei «grandi» Paesi europei hanno già perso la loro indipendenza in molti settori. Di conseguenza come potrebbe fare un «piccolo» Stato ad uscirne meglio? Un'indipendenza puramente nominale sembrerebbe essere soltanto un'illusione. Piuttosto la grande domanda da porsi è questa: perché i catalani, che hanno goduto dopo la fine del regime di Franco di un'autonomia che i popoli di Francia (Bretagna, Corsica, etc.), per citarne alcuni, possono solo sognare, avanzano la richiesta di maggiore indipendenza? Tra l'autonomia e l'indipendenza infatti non esiste una semplice differenza di grado, ma una differenza di natura. Lo stesso discorso vale per gli individui e per i popoli: nessuno può rivendicare l'assoluta autosufficienza. José Ortega y Gasset definì il nazionalismo come un individualismo collettivo. L'indipendenza a questo proposito assomiglia più ad un individualismo assoluto.

Ma al tempo stesso dobbiamo avere il coraggio di capire che l'aspirazione all'indipendenza è alimentata da un legittimo rifiuto delle classi politiche nazionali corrotte che non hanno un vero progetto collettivo da proporre. Come in Francia, dove ci sono molti francesi che non amano più la Francia, ci sono in Spagna degli spagnoli che non amano più la Spagna.

Domanda: in cosa gli Stati-nazione sono ancora amabili? Il Primo ottobre, El País ha detto ironicamente che Mariano Rajoy meriterebbe di ricevere la Croce di San Jordi (la più alta decorazione catalana), perché nessuno più di lui ha invitato i catalani a rilanciare il movimento per l'indipendenza... ma potremmo anche fare un'osservazione inversa, cioè che il movimento di indipendenza catalano sta paradossalmente rilanciando il nazionalismo spagnolo!

Traduzione di Sebastiano Caputo

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