Dopo 19 anni di indagini e indagati, dopo 19 anni di speranze e dolore il processo non è detto che sia risolutivo. Almeno per chi ha perso una figlia, almeno per chi ora deve affrontare l'accusa infamante di omicidio.
Raniero Busco, ex fidanzato di Simonetta Cesaroni, rinviato a giudizio per omicidio volontario, ora si dispera: «non è giusto, non è giusto», ripete dopo avere saputo dal suo avvocato Paolo Loria nel corso di un breve colloquio della decisione del gup Maddalena Cipriani. «Raniero si sente disarmato - dice l'avvocato Loria dopo aver parlato col suo assistito - di fronte a una decisione di cui non comprende le ragioni, i presupposti».
La famiglia e gli amici di Raniero, a detta del penalista, «in queste ore non gli hanno fatto mancare le loro attestazioni di solidarietà. E tutto il quartiere popolare di Morena, dove i Busco sono conosciuti, non ha dubbi: «È un bravo ragazzo, è innocente».Volevo bene a Simonetta-dice Busco al suo avvocato- Discutevamo, certo, ma erano cose di ragazzi«. Il processo non lenisce il dolore di mamma Cesaroni. «Non perdonerò gli inquirenti perchè mi hanno fatto passare 19 anni di sofferenza in più. Potevano fare ciò che hanno fatto, soprattutto gli esami sul morso, già 19 anni fa», dice lucida Anna Di Giambattista, confidandosi col suo legale Lucio Molinaro. «Mi hanno dato la soddisfazione dell'avere un processo per la morte di mia figlia Simonetta - aggiunge la donna - e io me la prendo, ma voglio sapere perchè al tempo non hanno fatto le indagini su quel morso sul seno di mia figlia».
Nel 2005 morì Claudio, padre di Simonetta, e la moglie Anna, secondo quanto riferito dall'avvocato Molinaro, ancora «quasi parla con lui.
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