Il sindaco di Milano, Letizia Moratti, si è comportata, nella vicenda milanese di Chinatown, in modo esemplare e degno della nostra migliore tradizione di cultura istituzionale. Ha, da subito, e con coraggio ribadito la necessità, l'urgenza e la non negoziabilità delle regole come base iniziale e imprescindibile di qualsiasi discussione su tutto il resto. Poi, dopo, ha aperto verso la possibilità di una discussione sui problemi di altro tipo legati a questa area di Milano.
Come i lettori sanno si è incontrata con il Console cinese di Milano e si sono dato un tempo di venti giorni per trasferire le attività commerciali all'ingrosso gestite da cinesi in un luogo più congruo e adatto.
Il Console e la Questura di Milano avevano chiesto che non ci fosse nessuna manifestazione. Ieri 500 cinesi, in modo assolutamente pacifico e ordinato, si sono recati in Piazza Duomo e sono stati lì per alcune ore in segno di protesta. A questo punto non si capisce contro chi e contro cosa ma, per fortuna - ed ora è quello che conta - tutto è filato liscio.
Qual è, ad oggi, la morale che viene fuori da questa vicenda? È molto semplice. Sono molti quelli che affermano che si devono mettere insieme il rispetto della legalità con le esigenze di accoglienza degli individui e delle comunità straniere presenti nel nostro Paese.
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