La lezione di Sonia: non sempre l’aborto è una scelta libera

Il direttore di Studio Aperto racconta: "Una donna di 40 anni con una grande dignità, non voleva elemosine. Semplicemente era terrorizzata. La sua gravidanza era stata trattata in maniera burocratica"

Sono diventato zio honoris causa. Una gran soddisfazione, credetemi. Non so come si chiamerà la mia nuova nipote, ma poco importa. L’importante è che nascerà verso agosto. E tanto per portarmi avanti io ho già pianto di gioia. Vi racconto.

Martedì 22 gennaio, tra centinaia di mail che arrivano quotidianamente a Studio Aperto (è un campionario del genere umano, come ben sa Mario Giordano) me ne salta all’occhio una. Eccola. Mittente: «ma68ori». Testo: «Sono una mamma con tre figli di 6, 12 e 17 anni, in attesa del quarto ma costretta ad abortire in quanto con il solo stipendio di mio marito non riusciamo ad arrivare alla fine del mese. Abbiamo un affitto di quasi 500 euro, le bollette, un'utilitaria comperata a rate, le scuole dei ragazzi che chiedono i soldi per il fondo cassa e i soldi per le uscite didattiche e materiale: tutto moltiplicato per tre. Le visite mediche che non sempre possiamo permetterci (soprattutto il dentista), i ragazzi devono rinunciare a tante cose e così la triste decisione di rinunciare al quarto figlio...».

L’ho letta un paio di volte. Il caso (ma sarà solo un caso?) ha voluto che avessi sulla scrivania un regalo che mi aveva fatto quella mattina mia figlia Giorgia, sette anni. Era il disegno di un cuore. Con una dedica: «Ti voglio bene e ti ringrazio per due cose: uno, grazie per portarmi al mare. Due, la più importante, grazie per avermi fatto nascere». Tenendo la mail in una mano e il disegno nell’altra, ho chiesto alla mia redazione di provare a verificare se fosse una storia vera. Roberta Fiorentini (che in questa storia è certamente l’angelo) ha inviato una mail a «ma68ori». È riuscita a stabilire un contatto, si è conquistata la fiducia della signora e ha avviato un dialogo. Sonia, come abbiamo chiamato la mamma, ha accettato di raccontare la sua storia davanti a una telecamera.

Una donna di 40 anni con una grande dignità, Sonia. Non pietiva, non voleva elemosine o compassione. Semplicemente era terrorizzata. Quello che faceva più impressione è come la sua gravidanza fosse stata trattata in maniera burocratica. E lei, da sola, con il suo dramma. E a domandarsi: «Perché i miei tre figli sì e questo che ho in grembo no?». Oppure: «Ho sempre un nodo in gola, di notte non dormo perché penso che sto uccidendo una creatura».

Non c'era molto tempo. L'appuntamento con la morte era fissato per il 6 febbraio. Ma perché uccidere un innocente? Dopo che il servizio è stato trasmesso siamo stati sommersi dalle reazioni. Alcune contro Sonia. Ve le riassumo: Non poteva pensarci prima? Non conosce i metodi contraccettivi? Ma non si vergogna: che vuole, soldi? Altre, molte altre, offrivano aiuti concreti. Abbiamo girato alcuni messaggi a Sonia. Sabato 2 febbraio è arrivata la telefonata: Sonia aveva deciso di non abortire più. Roberta è tornata da lei. E Sonia ha strappato davanti alla telecamera il certificato della ginecologa che dava il via libera all’interruzione di gravidanza. Mentre lo strappava ha detto con voce tremante: «Provo un sollievo che non vi immaginate».

Sonia ci ha dato una grande lezione. Ha dimostrato che se davvero una donna viene aiutata nel percorso della gravidanza, se davvero avverte in pieno il peso della responsabilità delle sue decisioni, allora può cambiare idea. La scelta di Sonia, quale fosse stata, andava rispettata. Ma se quella sera avessi buttato nel cestino la sua mail, sarei stato complice di un omicidio, soprattutto alla luce di quanto avvenuto in seguito. Mi chiedo: perché negare al bimbo di Sonia il diritto alla vita? E quante donne, come Sonia, decidono di interrompere la gravidanza perché si trovano nella stessa situazione? Ora, uno è libero di non credere ai miracoli.

Io però ringrazio il cielo perché quella lettera non si è confusa tra altri fogli. E ringrazio il cielo perché Giorgia quella mattina - non si sa come a 7 anni - abbia lasciato sul cuscino del suo papà quelle parole: Grazie per avermi fatto nascere. Auguri, Sonia. Hai fatto la scelta giusta.

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