Le lezioni di odio dei cattivi maestri. Bavaglio a chi non è allineato

Le lezioni di odio dei cattivi maestri. Bavaglio a chi non è allineato

Lettere così non mancavano mai. «Caro direttore, a uno dei miei figli che frequenta la V elementare Giacomo Leopardi, la maestra ha chiesto di portare in classe un giornale per leggere insieme gli articoli che gli alunni avrebbero scelto. Mio figlio ha portato il Giornale, la maestra si è rifiutata di leggerlo dicendo che è fascista». Firmato: Sergio Colalti, Roma. In quinta elementare. La solita solfa, la solita etichetta, per mettere a tacere il pensiero diverso, i metodi squadristi di sempre per mettere bavagli, censurare, mettere all'indice. La cosa allora, era il 1978, non finì lì. Due interrogazioni parlamentari, una della Dc e una del Psdi, denunciarono la censura. Ma con i cattivi maestri, ovviamente, ricapitò. Decine di casi di intolleranza nei confronti di giovani lettori del Giornale o semplicemente di non allineati. A Trieste, nel 2003, uno studente denuncia di essere stato punito con un brutto voto per essere entrato in classe con il Giornale, per la stessa ragione uno studente del Berchet di Milano, Francesco Fratus, è coperto di insulti, stessa sorte di un universitario della facoltà di Scienze delle Comunicazioni di un ateneo del centro Italia. Nel 2000 Alessandra De Nicola, laureanda in lettere moderne all'Università di Chieti, padre imprenditore, madre appassionata di musica, decide di discutere la tesi di laurea sulle pagine della Cultura del Giornale.

Il presidente della Commissione d'esame «sembrava fuori di sè dalla rabbia» è la testimonianza del docente di linguistica italiana correlatore della tesi, che decide, visto il tenore delle offese, di querelarlo per diffamazione. «La tesi di Alessandra è eccellente» ribadisce il professore, ma il voto, per chi la deve giudicare, deve restare comunque basso. Così impara...

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