Libertà ricevuta in premio

La classica goccia, che ha fatto travasare la bile della sinistra, si è formata quando Silvio Berlusconi ha ricevuto negli Stati Uniti il premio Intrepid Freedom, premio che, prima di lui era stato assegnato, tra gli altri, a Clinton e a Ytzhak Rabin. Una onorificenza, dunque, di altissimo prestigio internazionale, non una di quelle medagliette consegnate da una qualsiasi associazione di rimbambiti nostalgici, di cui l’America non è affatto avara.
Si può, perciò, comprendere l’umana invidia dei politici di sinistra che osservano dalla televisione il clamoroso successo internazionale del nostro presidente del Consiglio. Però non si è trattato soltanto di invidia: le reazioni sono state così sgangherate, di cattivo gusto, demenziali che, evidentemente, il premio a Berlusconi ha un significato così profondo che ha preso in contropiede e ha sconvolto irrazionalmente i suoi abituali oppositori e detrattori.
C’è una regola suggerita dalla saggezza del grande poeta e filosofo Goethe. Dice così: «L’unico modo che abbiamo per sopportare la grandezza di un uomo, è amarlo». Ma nessuna intelligenza sarebbe mai capace di seguire questa regola se viene colpita l’essenza stessa di una persona, cioè i suoi miti costitutivi. E questo è il caso del premio Intrepid Freedom.
Allora, per chi non avesse seguito la cronaca, ricordiamo che il premio viene consegnato a bordo della nave Intrepid, ormeggiata nel porto di New York.
Gli elementi su cui riflettere sono questi: la nave, il mare, la libertà. Sono i tre elementi che costituiscono nella storia del mondo l’idea di civiltà. Attraverso il mito della nave è stato raccontato il modo in cui si sono sviluppate le civiltà del mondo. Ma non solo: il mito della nave è legato al sentimento della libertà fin dall’alba della nostra cultura: l’Iliade è il poema della Terra, la Terra solcata dai carri guerrieri e dagli uomini che si combattono. L’Odissea è il poema del mare, della conoscenza che cresce navigando, dell’incontro tra culture diverse, della libertà.
Dalla letteratura alla storia: il primo grande nemico della civiltà occidentale è la Persia che minaccia la democrazia di Atene. La Persia è terra, è violenza dittatoriale; Atene è aperta al mare, è libertà.
Si potrebbe continuare con questa geografia che unisce al mare la libertà, o continuare con la poesia: «Uomo libero amerai sempre il mare» (Baudelaire), o con la storia, fino alla più recente: attraversando il mare, gli americani riportano la libertà in Europa, sconfiggendo la dittatura hitleriana. Le loro navi liberano l’oceano dalla dittatura imperiale giapponese. E il sacrificio dei suoi giovani caduti per la libertà, è ricordato dall’America in molte forme e anche nel modo più semplice, proprio attraverso un mito: la nave Intrepid.
Gli americani sono l’ultimo e oggi unico popolo occidentale capace di costruire miti per rievocare il proprio passato, per ritrovare sempre di nuovo il senso della loro identità, ma anche per raccontare agli altri i valori in cui credono o i loro sogni. Il mito possiede una propria ingenuità, comunica un sentimento con innocenza, senza quegli intellettualismi, quegli ideologismi che sono cari alla nostra cultura europea e nazionale in particolare, che permettono ad essa troppe ambiguità, troppe mistificazioni, troppi doppi giochi.
L’Intrepid è per un americano il mito della nave, il mito che racconta l’amore di un popolo per la libertà. Ed ecco il premio, con cui si investe simbolicamente la persona premiata degli stessi valori del mito.

Tutto molto semplice e affascinante nella sua semplicità, ma proprio questo ferisce e provoca ignobili reazioni in coloro che inconsciamente sanno di essere esclusi da un’onorificenza che premia soltanto chi si batte per la libertà.

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