La libreria Bocca rischia di sparire «Non riusciamo a pagare l’affitto»

Appello dei gestori del locale in Galleria: «Il canone è passato da 25 a 64mila euro l’anno, troppo per noi»

L’insegna, al civico 12 della Galleria Vittorio Emanuele, recita: «Libreria Bocca, dal 1775». Il negozio, 20 metri quadrati con il pavimento rivestito di opere di grandi artisti, vende libri e cataloghi d’arte. Ora rischia di chiudere, a causa del canone di affitto lievitato da 25mila a 64mila euro l’anno. «Non siamo in grado di affrontare questa spesa», dice Giorgio Lodetti, che con suo padre Giacomo gestisce il locale da trent’anni. «Non abbiamo dipendenti - spiega -, perché non potremmo pagare loro lo stipendio».
Nonostante il riconoscimento di «bottega storica», il Comune non può tornare sui suoi passi. Da sei mesi, infatti, è entrata in vigore la delibera che ha rivisto - allineandoli ai prezzi di mercato - i canoni di affitto dei locali commerciali della Galleria. Una lettera indirizzata al sindaco Letizia Moratti e una petizione con la quale sono state raccolte 3.500 firme potrebbero non bastare. La libreria Bocca ha poche settimane di tempo per accettare le condizioni imposte da Palazzo Marino.
«Non abbiamo mai chiesto di stare qui gratis - commenta Lodetti -, ma il Comune dovrebbe applicare le regole tenendo presente che una libreria come la nostra non può contare sullo stesso giro di affari di bar, ristoranti e grandi boutique. Chiederci di pagare circa 200 euro al giorno di affitto equivale a farci sparire». Destino che, artisti, poeti ed editori non accettano. Bocca non è solo una libreria, è un punto di riferimento della cultura milanese. «Siamo in Galleria dal 1930 - prosegue il proprietario -, in questo locale sono passati e continuano a passare grandissimi nomi della cultura italiana. Da Giovanni Spadolini a Giò Pomodoro. E ancora, Sergio D’Angelo, Inge Feltrinelli e Vittorio Sgarbi. Il rischio è che si cancelli un pezzo della storia di Milano».
A testimoniare decenni di incontri, dibattiti e presentazioni è un’intera parete, dietro al bancone, ricoperta di fotografie. Che si alternano a quadri di giovani artisti che i Lodetti espongono non chiedendo nulla in cambio. «Siamo al servizio della cultura - spiega Giacomo Lodetti - per questo, in qualità di presidente dell’Associazione italiana librerie storiche ed antiquarie, ho chiesto ai precedenti due governi una legge che riconosca le nostre attività come beni culturali, equiparandole ai musei.

Speriamo che questa volta la proposta sia presa in considerazione». Le difficoltà non hanno spento la passione per l’arte dei Lodetti. «Continuiamo nel caffè letterario che abbiamo aperto lo scorso 15 maggio in un bar della Galleria grazie alla disponibilità del proprietario».

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